Il prossimo congresso federale coincide con l’inaugurazione del Vinitaly. “Ci dev’essere un errore”, balbettano gli uomini di Zaia
Tragicommedia in casa Carroccio. Succede che la Lega, dopo sei anni di digiuno assembleare, ha finalmente fissato la data del prossimo congresso federale: avrà luogo il 5 e 6 aprile a Firenze. Benissimo. Pare che in Veneto abbiano fatto un colpo. Perché succede anche che domenica 6, a Verona, verrà inaugurata la 57esima edizione del Vinitaly: una vetrina imperdibile per la politica e il non plus ultra del territorio, che catalizza aziende e operatori del business da tutto il mondo. “Dai, ci dev’essere un errore”, balbettano gli uomini di Zaia (il presidente in persona non s’è mai perso un giorno del grande evento). “Come fanno a non essersi accorti?” Eppure è successo, nota per l’adunata diffusa in settimana dal senatore Calderoli. “Spostare il Vinitaly? Impossibile: la fiera è pronta da mesi”. E se Maometto non va alla montagna… “Abbiamo aspettato fino ad ora per il congresso: non sarà la fine del mondo posticiparlo a maggio”. Spoiler: non succederà.
La situazione ha del grottesco. Perché al Vinitaly ci vanno tutti: ministri, deputati, senatori. L’anno scorso c’era pure Giorgia Meloni. Ora il rischio è una defezione di massa da parte dei leghisti, a pochi mesi dalle elezioni regionali. Bollicine consegnate a FdI. “Questo mai”, scongiurano i veneti. Federico Caner cerca conforto: è l’assessore all’Agricoltura, ha appena portato il Vinitaly a Chicago per l’espansione del brand. Ambasciatore beffato. “Ho saputo la notizia da Zaia”, dice al Foglio. “Per noi è un appuntamento cruciale, anche dal punto di vista istituzionale, visto l’anno che ci aspetta”. Appunto. Come si fa a incappare in un abbaglio del genere? “Preferisco credere che sia successo in buona fede: magari a Roma non conoscono bene le date dei nostri eventi”. Dovrebbero, però: il Vinitaly ha respiro internazionale e soprattutto è strutturato in padiglioni, con ciascuna regione a esibire le proprie eccellenze. “Per questo andrebbe spostata la data del congresso. Mi auguro che Zaia faccia una buona opera di mediazione: noi qui siamo cascati dalle nuvole”.
I militanti insomma confidano che il Doge faccia il miracolo. “Anche perché non abbiamo il dono dell’ubiquità: difficile poter essere sia a Verona sia a Firenze”, interviene Roberto Marcato. Ma non ci sarà alcun miracolo, fanno capire dall’entourage del governatore. O meglio: Zaia moltiplicherà sé stesso, ma non sposterà le acque. Sarà regolarmente presente all’inaugurazione del Vinitaly, la mattinata di domenica. Poi di volata in Toscana per non perdere il congresso: un piano che a più di qualcuno non piacerà. “Diciamo che c’è stata una certa superficialità da parte dei vertici nazionali”, sorride l’assessore allo Sviluppo economico, uomo di popolo e di grandi sagre. “Farebbe ridere vedere il Vinitaly appannaggio di Fratelli d’Italia, con la campagna elettorale in corso. E ricordiamo che la regione Veneto ha un intero stand al Vinitaly, non è un semplice elemento cerimoniale”. Dunque cosa scegliere? “Siamo leghisti, ma prima di tutto amministratori veneti: non possiamo ignorarlo e far mancare il nostro appoggio ai produttori vinicoli. E al contempo ci sarà il congresso più importante della storia della Lega, quello della rinascita o della sua fine: sarebbe bene poterci dare l’opportuno respiro. Ma in ogni caso decide Salvini, noi possiamo soltanto fare appello al buonsenso”.
Più prudente Alberto Villanova: “Attendiamo il programma prima di esprimerci”, commenta il capogruppo di Zaia in Consiglio. “Immagino che la Lega abbia dovuto mettere d’accordo i delegati da tutta Italia, per scegliere la data in questione. Però deve rendersi conto che noi Veneti siamo abituati a non mancare ai nostri eventi di punta: se il grosso dei lavori congressuali fosse di sabato, allora forse potremmo farcela”. Ma il rompicapo resta: possibile che il Carroccio abbia deliberatamente scelto di dichiarare guerra al Vinitaly, in modo da sgravare il federale dai delegati veneti, sempre più ingombranti e scettici nei confronti di Salvini? Il colmo è che in Veneto sono sicuri di no. Magari, anzi: almeno in quel caso ci sarebbe una tattica ragionata, per quanto ostile. Ma secondo alcuni attivisti locali – che preferiscono restare anonimi – è molto più probabile che la Lega sia semplicemente allo sbando. Che abbia perso l’agenda, il sale in zucca, o forse tutt’e due. E pensare che per l’agognato ritorno del congresso, tutti da queste parti erano pronti a stappare la bottiglia buona. Amen. Sarà meglio tenerla in fresco per altre occasioni.