Arriva la coupé elettrica dal nome italiano. Solo che i Faraglioni non li ha mai visti, perché è nata negli Stati Uniti. Ed è assemblata a Colonia. Ma il ministro della crociata contro l’italian sounding nel settore auto, questa volta resta muto. Il nome italiano lo cambia solo alle macchine italiane?
Adolfo Urso, il ministro del Made in Italy che pare uscito da una commedia di Goldoni, ha colpito ancora. O meglio, non ha colpito, il che è quasi più divertente. Ricordate il caso dell’Alfa Romeo “Milano”? Il paladino dell’italianità, il ministro con la spada della burocrazia sguainata, aveva tagliato la testa al Biscione: un’auto chiamata Milano non può essere fatta in Polonia, diceva. E’ un affronto, una truffa, un insulto al nostro sacro suolo, aggiungeva all’incirca. “Milano è nostra, non si tocca, o la fai qui o cambi nome”. E così, come i lettori ricorderanno, l’Alfa, con la coda tra le gambe – incredibile – aveva ribattezzato la sua creatura “Junior”, un nome che sa di scuola materna o di gelato da banco frigo. Sembrava l’inizio di una crociata: basta nomi italiani per chi osa produrre oltre confine. Guai. Se non fosse che l’altro giorno è arrivata la Ford, tranquilla e in ciabatte come un turista americano a Firenze. E ha tirato fuori una macchina chiamata – udite udite – “Capri”. Eccola qua, la Ford Capri. L’abbiamo vista su tutte le pubblicità televisive e internettiane. Pure su Instagram. Una macchina che sembra uscita da un film con Totò: nome italiano, accento americano, e una faccia da coupé elettrico che ti fa venir voglia di limonare sotto i Faraglioni. Solo che i Faraglioni non li ha mai visti, perché questa Capri è nata laggiù, o lassù, vedete un po’ voi, insomma in quel posto di hamburger e grattacieli che chiamano Stati Uniti. Ed è assemblata in Germania, a Colonia. Mica ad Anacapri. Ecco.
E il ministro Urso? L’italico Adolfo che dice? Muto. Un frate trappista. Pare che il vento dell’indignazione gli si sia spento in gola. Tanto che si potrebbe pensare che il nome italiano lui lo cambia solo alle macchine italiane. Uno si immagina la scena: il ministro che guarda la Ford Capri, si gratta il mento e pensa: “Mah, è americana, che vuoi farci. E poi Capri… suona esotico”. All’Alfa, intanto, staranno tirando improperi in dialetto milanese, chiedendosi perché loro sì e gli altri no. Il risultato è che la Capri di Ford se ne va in giro a fare la diva, e l’Alfa Junior si tiene il suo nome da seconda scelta (o da cane da riporto: “Ehi Junior torna qua”). Quanto a noi, stiamo qui a sorridere. Perché non da oggi il senso delle operazioni del ministro Urso è come il parcheggio, sia della Capri sia della Junior: tutti lo cercano, ma nessuno lo trova.