I dem preferiscono la linea Tarquinio e Strada a quella dei leader europei. L’ironia dell’Europarlamento: “Non è un problema italiano, anche i maltesi sono contrari”
Bruxelles. Mentre i socialisti europei si muovono compatti a sostegno del riarmo del vecchio continente per far fronte alle intemperanze dell’Amministrazione Trump, il Pd di Schlein punta i piedi contro il piano ReArm proposto da Ursula von der Leyen, con il risultato però di trovarsi isolato all’interno della sua famiglia europea. Poche facce italiane e tanti dubbi, infatti, ieri all’uscita della riunione di gruppo degli eurodeputati Pse dedicata alla difesa. Ma l’isolamento del Pd non è passato inosservato.
“Il Pd ha tutto il diritto di avere il suo dibattito interno, ma la linea dei socialisti europei è chiara ed è quella di Starmer e di Scholz: sostegno a Kyiv e riarmo dell’Ue”, commentano da molto vicino alla dirigenza socialista. Ma il Pd è solo nell’opporsi al piano? Quasi. “Non è un problema italiano, anche i maltesi sono contrari”, commenta ironicamente un eurodeputato, che sottolinea poi come la decisione del gruppo sia chiara e non ci sia alcuna volontà di metterla in discussione. Una linea chiara, quella di Starmer, Scholz e Sánchez, a cui però Schlein preferisce Conte, Tarquinio e Strada. Ma nel Pd, a Bruxelles come a Roma, iniziano a emergere dubbi. Il distinguo più affilato lo deposita Paolo Gentiloni, che definisce il piano di von der Leyen “un primo passo nella direzione giusta”. “E’ chiaro che può essere migliorato, però, nelle ore difficili che stiamo attraversando, penso che sia un segnale positivo. La crisi è senza precedenti, non vederlo è da sonnambuli, ed è uno dei motivi per cui è giusto che l’Europa punti a difendersi, per difendere la pace e la libertà, sapendo che gli americani non possono essere delegati a fare questo come è successo per 80 anni”, dice l’ex primo ministro.
I fedelissimi del Nazareno a Bruxelles, però, affilano i coltelli. Per Annalisa Corrado, “la proposta di von der Leyen non è la strada che serve all’Europa. Il piano della Commissione abilita il riarmo nazionale, ma senza creare i presupposti necessari per una vera difesa comune. Manca completamente una visione politica chiara per costruire un’Ue più forte e autonoma”. Concetto ribadito dall’indipendente Cecilia Strada: “La pace non si costruisce con una corsa al riarmo nazionale, il progetto della Commissione non è quello che ci serve. Le spese militari negli ultimi 25 anni sono più che raddoppiate, ma non abbiamo avuto più pace, anzi il contrario; e già questo fatto dovrebbe interrogarci”.
Nel frattempo, dal lato opposto dello spettro politico dem, Pina Picierno continua a picconare la linea pacifista della segreteria, con un ultimo affondo a mezzo di un appello pubblico: “Per un’Europa Libera e Forte”, controfirmato dal leader socialista francese Raphaël Glucksmann. Silente ma al lavoro per ricucire, il capodelegazione Nicola Zingaretti lavora di lima a una critica nei dettagli “che metta in evidenza i limiti del piano di von der Leyen nel non puntare a una difesa comune”, ma che sostanzialmente “dia il via libera agli investimenti monumentali nel settore difesa voluti dalla Commissione Ue”, spiegano fonti dem a Bruxelles, che spiegano come tuttavia il 70 per cento della delegazione Pd si trovi al momento in una posizione a metà tra la segreteria e i socialisti Ue.
La delegazione dem nel frattempo, dopo le autosospensioni di Gualmini e Moretti, travolte dal ritorno del Qatargate, è scesa da 21 a 19 eurodeputati, perdendo anche lo scettro di gruppo più numeroso tra i socialisti, che torna così agli spagnoli. Intanto una posizione comune in casa Pd non c’è e infatti tutto punta verso l’esplosione della pattuglia dem la settimana prossima a Strasburgo su un eventuale voto sul piano Ue. Ma a salvare gli eurodeputati Pd potrebbe essere la stessa von der Leyen. La presidente della Commissione Ue annuncia infatti a tarda sera l’intenzione di voler bypassare il voto del Parlamento europeo sul piano ReArm Europe, utilizzando l’articolo 122 dei Trattati dell’Unione europea, un testo che permette all’esecutivo Ue di portare un provvedimento direttamente al Consiglio Ue, senza il passaggio in aula, in caso di emergenze o catastrofi. Niente voto all’Eurocamera, dunque, e divisioni rimandate. A meno che non emerga una linea comune che riporti la pattuglia dem in sintonia con il suo gruppo.