L’Ue sostiene Zelensky senza l’Ungheria, ma spera di non perdere Trump

I leader dell’Unione europea hanno dato la loro benedizione politica al piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen. Sul sostegno a Kyiv si sfila Orban: la dichiarazione firmata solo da 26 paesi. Gli europei contano ancora di recuperare l’America. A Riad incontro Usa-Ucraina

Bruxelles. I leader dell’Unione europea ieri hanno dato la loro benedizione politica al piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen per accelerare il rafforzamento della difesa. Tutti i leader, tranne l’ungherese Viktor Orbán, si sono stretti attorno a Volodymyr Zelensky per dimostrare il continuo sostegno all’Ucraina tradita dagli Stati Uniti. Ma gli europei covano ancora la speranza – o l’illusione – di poter convincere Trump a imporre a Putin, e non a Zelensky, la “pace attraverso la forza”. In appena una settimana, dopo lo scontro nello Studio ovale della Casa Bianca, tutto è cambiato nell’Ue. Ma, per ragioni culturali, politiche e militari, nessuno è pronto a guardare agli Stati Uniti come avversari o nemici, invece che alleati.

Al Consiglio europeo straordinario di oggi è stato registrato un consenso tra i ventisette capi di stato e di governo sul piano di riarmo da 800 miliardi di euro di von der Leyen. La presidente della Commissione formalizzerà le prime proposte il 20 marzo. Alcuni paesi vogliono fare molto di più. Il cancelliere uscente, Olaf Scholz, ha confermato che la Germania chiede una riforma del Patto di stabilità per permettere un aumento strutturale e pluriennale della spesa per la difesa. Altri, come Spagna e Francia (ma anche alcuni nordici e la Polonia), vorrebbero uno strumento di debito comune dell’Ue per fornire sussidi ai governi per comprare armi, andando oltre i 150 miliardi di euro di prestiti promessi da von der Leyen. Sarà la discussione dei prossimi mesi. Le conclusioni del Consiglio europeo prevedono altre opzioni per finanziare la difesa.

Sull’Ucraina, la presenza fisica di Zelensky è stata indispensabile per dimostrare la solidarietà a Kyiv. Gli abbracci europei sono stati rovinati dal veto promesso da Viktor Orbán. Anche la Slovacchia minacciava di bloccare, ma è stata accontentata con la promessa di lavorare alla possibilità di riattivare il transito di gas russo in Ucraina. Il premier ungherese si è impuntato, ma il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha deciso di ignorarlo con una dichiarazione di 26 leader da allegare a quelle del vertice. “Orbán si è isolato da solo”, spiega al Foglio un funzionario dell’Ue. La dichiarazione fissa i princìpi degli europei in vista dei negoziati: nessun negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina; una tregua solo come parte di un processo che porti a un accordo di pace; garanzie di sicurezza solide e credibili; la pace deve rispettare l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Emmanuel Macron e Zelensky hanno annunciato che l’11 marzo si terrà l’incontro dei capi di stato maggiore della coalizione dei volenterosi pronti a fornire soldati e aerei all’Ucraina. Il presidente ucraino ha anche voluto rassicurare gli europei su Trump. “Voglio informare tutti voi che le nostre due squadre – Ucraina e America – hanno ripreso il lavoro. Speriamo che la prossima settimana avremo un incontro significativo”, ha detto Zelensky. La riunione si terrà in Arabia Saudita.

Le parole di Zelensky sugli americani erano ciò che gli europei volevano sentire. La rottura con Trump di venerdì ha scioccato e costretto l’Ue ad accelerare sulla difesa. Le decisioni di questa settimana – la sospensione delle forniture di armi e di informazioni di intelligence – dimostrano che gli Stati Uniti agiscono contro gli interessi dell’Ucraina e dell’Ue. Secondo la Nbc, l’Amministrazione sta pensando di cambiare la sua politica nella Nato per difendere solo i paesi che superano un certo livello di pil in spesa per la difesa. Ma quasi tutti i leader europei sperano ancora di poter contare su Trump per difendere l’Ucraina e l’Europa. Sul vertice pesava l’ombra del presidente americano, ma di lui quasi non si è parlato. L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha sintetizzato la contraddizione quando ha definito gli Stati Uniti “alleati di lungo periodo”, salvo poi accusare Trump di “una scommessa pericolosa con il futuro dell’Ucraina” per l’interruzione di armi e intelligence. Costa e von der Leyen non hanno mai criticato pubblicamente Trump. Il polacco Donald Tusk e l’italiana Giorgia Meloni hanno insistito sulle relazioni transatlantiche. Sul piano culturale i paesi tradizionalmente atlantisti non riescono a concepire il tradimento dagli Stati Uniti. Sul piano politico sarebbe la fine dell’occidente democratico. Sul piano militare in pochi sono convinti che l’Europa possa sostenere da sola l’Ucraina. “Sento i leader europei dire che dobbiamo essere pronti entro pochi mesi per poterlo fare anche senza il supporto della Nato o degli Stati Uniti. Questo non è realistico”, ha detto candidamente il premier belga, Bart De Wever. Il principale messaggio del Consiglio europeo straordinario è che l’Ue sarà in grado di fare da sola se necessario, per sé stessa e per l’Ucraina. E’ tutto da dimostrare.

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