Una testa di maiale, escrementi e volantini a favore degli assassini di Hamas. I segnali che la politica deve cogliere
Il cantiere per la costruzione del museo della Shoah, in via Torlonia, è stato deturpato da una testa di maiale, escrementi e volantini a favore degli assassini di Hamas. Non è la prima volta, che i sedicenti sostenitori della causa palestinese insozzano quella che sarà la sede romana del ricordo della strage razzista operata dai nazisti, ormai da un paio di settimane la sede del ricordo dello sterminio degli ebrei viene preso di mira. I farabutti che compiono questi atti criminali non esprimono una, peraltro assai discutibile, scelta politica di condanna dell’autodifesa israeliana: esprimono un evidente appoggio al più disgustoso razzismo.
Sarebbe ragionevole che alla condanna già espressa dalle istituzioni, a cominciare dal presidente del Senato Ignazio La Russa, e dalla comunità ebraica e da un esponente dell’opposizione come Carlo Calenda, si unisse al più presto anche quella di chi a sinistra esprime condanna per la politica israeliana ma non vuole che questa posizione venga confusa con l’odio per gli ebrei in quanto tali. E’ nella logica e nella tradizione della Jihad, soprattutto di quella promossa dal regime iraniano, la negazione della Shoah, negazione che, nei paesi civili, è considerata un reato.
Contrastare il ricordo delle persecuzioni naziste è una parte dell’ideologia che tende a perpetuarle, giustificare o addirittura glorificare la strage e il sequestro di cittadini israeliani da parte di Hamas è l’altra faccia della stessa vergognosa medaglia. L’obiettivo di queste azioni è quello di intimidire, di far tacere chi insiste nel denunciare i crimini passati e presenti dell’antisemitismo, anche per questo è necessaria una risposta chiara generale, una solidarietà e una vicinanza umana agli ebrei italiani che vengono offesi nei loro sentimenti da queste ignominie. Non si può sottovalutare la carica di odio e di discriminazione che queste azioni esprimono, non si può declassarle ad atti dimostrativi e propagandistici: sono insulti disgustosi alle vittime della più terribile persecuzione della storia moderna e come tali vanno considerati e perseguiti.