Female in March. Dibattiti e donne in consolle per festeggiare l’8 marzo a Roma

Il 7 e l’8 marzo la festa internazionale della donna organizzata dal collettivo Angelo Mai. Tra femminismo e postumanesimo

Ci si può andare per convinzione, all’Angelo Mai. Oppure – e non è poco – ci si può andare per curiosità. Il collettivo in via delle Terme di Caracalla, a Roma, ospita quest’anno Female in March, il progetto a cura di Female Cut che alla staffetta di dj donne in consolle alterna per due giorni dibattiti sul femminismo intersezionale.

E certo si sa che tra il 7 e l’8 marzo – quest’anno come lo scorso – si è nel corno dell’abbondanza. Si sa che le manifestazioni, i dibattiti, i talk, le pagine, le paginette, le paginate, e poi le parate si produrranno in gran copia. Tra femminismi trans-escludenti, femminismi liberali, femminismi anarchici e via cavillando. Ma Female in March, all’Angelo Mai, sin dall’immagine nell’invito – una donna con testa di mela di Valerio Spinelli che sarebbe piaciuta al filosofo Mario Perniola – pare un pezzo unico.

All’Angelo Mai, il femminismo s’innesta con il meno arato postumanesimo. Dove, oltre alla trama del film Emilia Pérez, l’ispirazione è quella della mostra lonsangelina Post Human. Esposizione organizzata addirittura nel 1992 nella galleria di Jeffrey Deitch che, evidentemente, non fu elaborata di qua dall’Atlantico. Ma ecco che a Roma, trent’anni dopo, si fa largo un femminismo che tiene insieme attivismo e arte.

Cyborg Mama Natura è l’installazione del collettivo Pascolo Abusivo, da cui i nomi – del collettivo come dell’opera – suggeriscono la sintesi tra tecnica e natura. E, forse, tra macchina e neopaganesimo. Una sintesi che verrà messa a tema, nel corso del dibattito, da studiose, universitarie, attiviste, artiste. La storica dell’arte e giornalista del Corriere della Sera Maria Egizia Fiaschetti ci racconta la forte vocazione transfemminista di Female in March. “Nella musica, come nelle altre professioni, il divario di genere esiste. Sicché la scelta di sole donne in consolle, trans incluse, significa unione contro la disparità”. Unione di soul, r’n’b, urban, disco e house. E poi techno e sperimentazione elettronica. Con cinque live di Kristine von Trois, Marte Poque, Mila Vagante, Tahnee Rodriguez e Tarsia. Tante donne quanti sono i “tech bros”, ossia i maschi della tecnologia – dice Fiaschetti – che, a trent’anni da Post Human, danno corpo alla nuova America. Anche perché “se in Italia abbiamo due donne avversarie, tra governo e opposizione, che sono solo femminismo scenico, con il mondo intanto ci giocano gli uomini. Da Putin a Trump”. Due giorni, insomma, che tengono insieme due volti. Il lato politico e attivista non meno che il lato artistico ed edonista. E se il 7 e l’8, all’Angelo Mai, non si andrà per convinzione, ci si andrà sicuro per curiosità. Talvolta anticamera della meraviglia.

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