Le due eurodeputate Pd sotto i riflettori degli inquirenti nel caso che ha travolto il Parlamento europeo nel 2022: “Estranee alle accuse, ci sospendiamo dal gruppo dei Socialisti e democratici”. Adesso la richiesta sarà sottoposta all’esame della commissione Affari giuridici
La procura federale del Belgio ha chiesto al Parlamento europeo la revoca dell’immunità per Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, eurodeputate del Pd, nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto Qatargate, un caso di sospetta corruzione di parlamentari europei da parte di alcuni paesi, soprattutto Qatar e Marocco, in cambio di decisioni loro favorevoli.
I nomi delle due eurodeputate dem erano comparsi già in un primo momento nel fascicolo dell’indagine. Ora la richiesta è stata presentata all’ufficio di presidenza del Parlamento europeo e sarà annunciata durante la sessione plenaria del 10 marzo, prima di essere sottoposta all’esame della commissione Affari giuridici dell’Eurocamera.
Le accuse
“Abbiamo appreso dalla stampa la notizia della richiesta, da parte delle autorità giudiziarie del Belgio, di revoca della nostre immunità. Al fine di sottolineare la totale estraneità a ogni fatto corruttivo, abbiamo deciso di auto sospenderci dal gruppo al quale apparteniamo, i Socialisti e democratici (S&D), per essere pienamente a disposizione della magistratura per qualsiasi esigenza istruttoria”, dicono Gualmini e Moretti. “Ringraziamo la delegazione degli eurodeputati Pd per la solidarietà politica e umana pubblicamente espressa”, aggiungono.
Secondo il quotidiano belga Le Soir, il nome di Gualmini è comparso nel fascicolo d’indagine nel 2022, il giorno dopo l’audizione del ministro del Lavoro del Qatar. L’eurodeputata scambiò messaggi con Francesco Giorgi, compagno dell’allora vicepresidente dell’Europarlamento Kaili e collaboratore di Antonio Panzeri.
Moretti non è indagata ma è entrata nello scandalo perché la sua assistente nella precedente legislatura era nello staff di Panzeri, scrive il Corriere della Sera. “I sigilli all’ufficio della mia assistente? Eravamo entrambe sotto choc ma non ho mai dubitato della sua onestà”, racconta l’eurodeputata. “Noi del gruppo conosciamo le persone coinvolte e non abbiamo mai ricevuto pressioni. Mai avremmo pensato una cosa del genere”. Il Corriere scrive che è stato acceso un faro sul suo viaggio a Doha nell’ottobre 2021. Ma Moretti precisa: “Ero lì per un convegno patrocinato, tra gli altri, dal Parlamento Ue. Avevo un particolare interesse, come membro della commissione Femm, per quello che stava accadendo in Afghanistan, avevo promosso la messa in salvo di circa 30 attiviste, ero interessata a salvarne altre. Il Qatar aveva attivato dei corridoi umanitari per i profughi afgani”.
Il caso Qatargate, un riepilogo
Il cosiddetto Qatargate è uno scandalo politico di presunta corruzione e riciclaggio di denaro scoppiato nei primi giorni del dicembre 2022, quando la polizia belga lanciò una serie di operazioni investigative in proprietà e uffici in tutta Bruxelles, arrestò i principali sospettati e sequestrò borse di denaro contante, le cui foto furono diffuse dalla polizia belga, in una delle più grandi indagini sulla corruzione mai avvenute nell’Unione. Sebbene i tribunali debbano ancora esprimersi, il caso finì sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, con arresti spettacolo e atti secretati finiti in prima pagina.
Le accuse principali sono che i sospettati – l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili; l’ex europarlamentare italiano poi diventato lobbista Antonio Panzeri; il suo storico collaboratore e compagno di Kaili, Francesco Giorgi, e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della ong No Peace Without Justice, legata ai Radicali – abbiano accettato denaro o regali per influenzare il voto al Parlamento europeo a favore del Qatar. In seguito, è emerso che anche Marocco e Mauritania erano sospettati di essere dietro a elargizioni di denaro in cambio di influenza nel Parlamento. Altri due parlamentari ritenuti vicini a Panzeri vennero arrestati: il belga Marc Tarabella e l’italiano Andrea Cozzolino.
In seguito all’arresto, Kaili è stata espulsa prima dal suo partito Pasok e poi dal suo gruppo europarlamentare S&D. Nel febbraio 2023 Niccolò Figà-Talamanca è stato rilasciato senza condizioni. Nel gennaio dello stesso anno, quindi un mese prima, Antonio Panzeri – che era ai domiciliari dopo quattro mesi passati in carcere – aveva patteggiato una pena ridotta a un anno di reclusione in cambio delle sue confessioni.
Tuttavia Panzeri, il testimone centrale dell’intera inchiesta, sarebbe considerato “inattendibile” dagli stessi inquirenti. Una registrazione, depositata dalla difesa di Giorgi, getta infatti ombre sull’inchiesta. “Non crediamo a niente di quello che dice Panzeri”, spiega a Giorgi nel nastro il capo degli investigatori. “Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro”.
A gennaio 2024, il magistrato Michel Claise, giudice istruttore dell’indagine sul Qatargate, in pensione da pochi giorni, ha annunciato la sua discesa in politica con il partito social-liberale Défi (Democratico federalista indipendente). Il giudice non è stato poi eletto. La decisione di Claise di scendere in politica seguì l’apertura da parte della Camera d’accusa del tribunale di Bruxelles di una procedura di verifica sulla regolarità delle indagini preliminari.
Il primo interrogativo riguardava il ruolo svolto dai servizi segreti belgi, che all’avvio delle indagini hanno monitorato illegalmente diverse riunioni tenutesi al Parlamento europeo, registrato conversazioni e intercettato telefonate fra gli eurodeputati, in violazione dell’immunità parlamentare. La seconda questione riguardava i metodi di indagine utilizzati da Claise e in particolare l’ampio ricorso alla carcerazione preventiva come forma di pressione sugli indagati. Il terzo interrogativo riguardava la figura di Maria Arena, eurodeputata belga, citata più volte nelle indagini, senza però mai finire in carcere e subire lo stesso trattamento riservato agli altri indagati. Si è poi scoperto che il figlio di Claise aveva una società in comune con il figlio di Arena. Così il giudice istruttore decise di ritirarsi dall’indagine per l’evidente conflitto di interessi.