Il primo ministro canadese Justin Trudeau annuncia che introdurrà misure analoghe a quelle americane e anche Pechino impone dazi al contrario. Inizia la guerra commerciale
Oggi entrano in vigore i dazi del 25 per cento imposti dagli Stati Uniti contro Canada e Messico. Contestualmente il presidente americano ha firmato anche un ordine esecutivo contro la Cina che raddoppia i dazi dal 10 (come inizialmente annunciato) al 20 per cento perché, secondo la Casa Bianca, Pechino non ha preso alcuna misura per limitare le forniture di fentanyl all’America.
Il Canada ha risposto con una misura corrispondente, attuando dazi doganali del 25 per cento sui prodotti americani. Ad annunciarlo è stato il primo ministro Justin Trudeau, affermando che “nulla giustifica queste misure americane. Se i dazi doganali degli Stati Uniti entreranno in vigore, il Canada reagirà a partire da mezzanotte”.
Anche la Cina non ha intenzione di restare a guardare. Pechino imporrà ulteriori dazi del 15 per cento su una serie di prodotti statunitensi, come pollo, grano e mais. Il ministero delle Finanze cinese ha annunciato che difendera “i suoi diritti e interessi legittimi” e ha annunciato anche dazi del 10 per cento sulle importazioni di una serie di beni come soia, carne di maiale e manzo, prodotti ittici, frutta, verdura e prodotti lattieri caseari. “Agendo unilateralmente, Washington sta minando il sistema commerciale multilaterale” e “indebolendo le basi della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato il ministero del Commercio cinese in un comunicato. La Repubblica popolare aveva già risposto a tono qualche settimana fa alle imposizioni di Trump con un pacchetto di misure che colpivano il carbone e gas naturale liquefatto Usa con aliquote del 15 per cento.
Un mese fa Trump aveva fatto un passo indietro, dopo aver parlato con la presidente messicana Sheinbaum e il premier canadese Trudeau, e aveva firmato l’ordine di sospensione per le nuove tariffe per quattro settimane. Si erano dati un mese di tempo per negoziare nuovi accordi e, nel frattempo, il presidente americano, aveva chiesto sforzi immediati per contenere migranti e traffico di droga. Il Messico si era impegnato a schierare 10 mila agenti per il controllo del confine con gli Stati Uniti, mentre il Canada aveva rafforzato i controlli alla frontiera con elicotteri, tecnologie e personale. Ma ieri il leader della Casa Bianca ha confermato che “i due partner commerciali non hanno più margine per negoziare ed evitare tariffs” e ha dichiarato di aver utilizzato i dazi per “punire” i paesi che stavano prendendo dall’economia statunitense senza dare abbastanza in cambio.
La guerra dei dazi preoccupa anche l’Unione europea, contro cui sono già state annunciate tariffe del 25 per cento sulle importazioni di alluminio e acciaio. “L’Unione europea ci deruba, anzi è nata apertamente con quell’intento – ha detto Trump annunciando l’intenzione di firmare un ordine esecutivo – e gli Stati Uniti sono adesso pronti a colpire il Vecchio continente con un’offensiva a base di duri dazi del 25%, nell’auto ma anche “generali”, rivolti a tutti gli altri settori”. Di fronte alla retorica belligerante di Trump, la Commissione europea ha adottato un approccio prudente e ha risposto: “Reagiremo per proteggere gli interessi delle aziende, dei lavoratori e dei consumatori europei da misure ingiustificate” (come abbiamo raccontato qui).