Una sperimentazione dell’Università Statale con la tecnica Tea distrutta dagli ecoterroristi

Il progetto sul riso geneticamente modificato è stato ostacolato da atti di ecoterrorismo e difficoltà legali. Nonostante le avversità, i ricercatori sono determinati a proseguire, sottolineando l’importanza di queste tecnologie per combattere malattie delle piante e per garantire la sicurezza alimentare

Se può risultare esagerato dire che ci vuole coraggio in Italia per fare ricerca, quantomeno bisogna riconoscere che è necessario avere almeno una vocazione. In caso contrario si rischia di abbandonare, un pensiero che per fortuna non si è incuneato nel team dell’Università Statale che, prima nel nostro paese, lo scorso anno ha realizzato un progetto sul riso geneticamente modificato per poi vederlo devastato dopo appena un mese. Una botta non da poco, non l’unica di una storia partita nel 2013 quando Vittoria Brambilla e Fabio Fornara, docenti alla Statale rispettivamente di Scienze agrarie e Botanica, avviano gli studi sulle tecniche di genome editing note come Tea (Tecnologie di evoluzione assistita). Sorge subito il primo problema che ad oggi non è stato ancora del tutto risolto: le Tea vengono associate agli organismi geneticamente modificati nonostante si tratti di una tecnologia ben diversa, in quanto consente di modificare direttamente il genoma della pianta senza la necessità di ricorrere all’inserimento di Dna estraneo, come accade invece per gli ogm. Non è così per la Corte di giustizia europea, che nel 2018 le ha equiparate creando un clima di ostilità che ha non ha tardato a produrre i suoi frutti velenosi.

Il gruppo della Statale è andato avanti, nel 2017 è stato elaborato il progetto Brusone per combattere la più importante malattia del riso, grazie al sostegno di fondi pubblici e anche privati messi a disposizione dalla Fondazione Bussolera Branca. La sperimentazione è iniziata in laboratorio, per quella in campo – cruciale per sancire la riuscita – c’è stato bisogno di aspettare la legge italiana arrivata solo nel 2023. Un anno dopo si può segnare sul calendario la data del 13 maggio: nell’azienda agricola Radice Fossati a Mezzana Bigli, nel pavese, è partita la prima sperimentazione italiana in campo di riso con Tecniche di evoluzione assistita. Sono solo 28 mq in cui viene impiantato un riso che appartiene alla varietà italiana Arborio: avrà vita breve perché appena un mese dopo, tra il 20 e il 21 giugno, la piccola risaia viene sfalciata, cioè le piante di riso vengono sradicate. Il sospetto si concentra su un gruppo di ecoterroristi che hanno manomesso la telecamera di sorveglianza e rimosso la rete metallica di protezione attorno al campo. La probabile conferma di questa matrice arriva da Verona, dove una analoga sperimentazione sulla vite è stata stroncata il mese scorso con le stesse modalità: un’azione premeditata compiuta nella notte con tutti gli strumenti adeguati per aggirare il sistema di protezione.



Nonostante le avversità di carattere legale (il Parlamento europeo deve ancora approvare la legge che regola il settore) e quelle rappresentate dal terrorismo anti-ricerca il gruppo della Statale è deciso ad andare avanti. Sono stati recuperati alcuni semi scampati alla devastazione dello scorso giugno e ci si prepara a una nuova semina, programmata per aprile, anche se Brambilla non nasconde l’esistenza di ulteriori difficoltà che potrebbero pregiudicare il nuovo tentativo: “Dobbiamo ottenere l’autorizzazione del ministero dell’Agricoltura – spiega al Foglio – è una procedura complessa che speriamo di completare al più presto. C’è poi un problema molto delicato che riguarda l’obbligo legale di geolocalizzazione del sito in cui si svolge la sperimentazione: chiederemo di essere esonerati perché in questo modo chi ha intenzione di compiere nuovi danni ha la possibilità di sapere dove agire”.

C’è anche una terza incognita rappresentata da un ricorso al Tar presentato qualche settimana fa dal Centro internazionale crocevia, Associazione rurale italiana (Ari) e Associazione di base dei consumatori (A.Ba.Co) per contestare le norme nazionali che non assimilano gli organismi ottenuti con le Tea agli ogm che sono vietati dalla legislazione italiana oltreché da quella europea. Per i ricercatori della Statale si prospetta una vera gara a ostacoli. Per rimuoverli basterebbe ricordare che il brusone e gli altri funghi che aggrediscono il riso distruggono in media la metà del raccolto e che il riso lombardo è reduce da un’annata negativa a causa della siccità e delle poche piogge troppo violente, con la conseguenza che le importazioni sono aumentate del 15 per cento: avremo bisogno come l’ossigeno di tecniche in grado di rendere le piante immuni alle malattie, un concetto troppo difficile per i nemici della ricerca.

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