Da Toxic Town a Running Point. Le quattro serie tv della settimana

Cosa guardare in streaming questo weekend

TOXIC TOWN di Jack Thorne, con Jody Whittaker, Toby Eden, Robert Carlyle, Aimee Lou Wood, Claudia Jessie (Netflix)

Una storia tragicamente vera. Nella città inglese di Corby, Northamptonshire, l’aria era irrespirabile. Velenosa come il talidomide, provocava malformazioni. La colpa era dei rifiuti tossici di un ex acciaieria. Il comune aveva avviato la demolizione del sito industriale una volta occupato dalla Stewarts & Lloyds. Costruito negli anni Trenta, fu dismesso e chiuso senza preoccuparsi della quantità di materiali tossici accumulati in 50 anni. E poi trasportati, per decisione comunale, con camion aperti, che riversavano fanghi per strada e diffondevano polveri nell’aria. Come nel film “Erin Brockovich”, pure tratto da una storia vera, furono le madri a denunciare il caso delle polveri arancioni, quindi ben visibili. Anche nei primi episodi della serie.

L’ARTE DELLA GIOIA di Valeria Golino dal romanzo di Goliarda Sapienza, con Tecla Insolia, Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca (su Sky Atlantic e NOW)

Valeria Golino non ha nulla da imparare in materia di cast, regia, direzione degli attori e ricava un bel feuilleton dal romanzo di Goliarda Sapienza. Modesta nasce in Sicilia all’inizio del ’900, quando il turismo era sconosciuto (se non quello sessuale). In un tugurio, tra gli stracci e le bestie che garantiscono la magra sopravvivenza. Orfana, cresce in collegio dove viene accolta per pietà – saprà ben sfruttare il privilegio. Un po’ David Copperfield, e un po’ “Gattopardo”, si affeziona alla Madre Superiora Jasmine Trinca e poi sarà accolta nella casa padronale, dove regna la nobildonna Valeria Bruni Tedeschi. Un bel po’ di potere lo ha il mezzadro Guido Caprino. Modesta – l’attrice Tecla Insolia – osserva e colpisce.

HOUSE OF DAVID di Jon Erwin, con Michael Iskander, Ali Suliman, Ayelet Zurer (Amazon prime video)

Può una pietra cambiare il corso della storia? Certo che sì, se il pastorello si chiama Davide, destinato a diventare il re di Israele. Il re Saul è vittima dalla sua protervia e cade in disgrazia agli occhi di Dio. Il profeta indica il giovane Davide come nuovo re, non importa se le sue origini sono umili, e neppure lui crede alla profezia. Però è bravo con la fionda, che consente di combattere mantenendo una certa distanza dal gigante Golia che minaccia il regno di Israele. Per il ruolo è stato scelto il culturista britannico Martyn Ford, mentre Davide è Michael Iskander, nato in Egitto e arrivato negli Stati Uniti a nove anni. Canta, suona la chitarra acustica e il pianoforte. Ha ottenuto la parte dopo vari provini, senza arrendersi al primo “no”.

RUNNING POINT showrunner Mindy Kaling, con Kate Hudson, Justin Theroux, Scott MacArthur (Netflix)

La famiglia Gordon è tutta di maschi. Quasi. E’ un bene perché devono gestire una squadra di basket a Los Angeles. E’ un male per l’unica figlia femmina, Isla Gordon. E la sua assistente, altra figlia d’arte sportiva, messa a occuparsi della beneficenza, nessuno pensa che una donna possa capire di sport. Isla prende il posto nel consiglio di amministrazione del fratello maggiore Cameron, allontanato dopo uno scandalo. Il posto era ambito dagli altri fratelli Gordon, saranno i suoi primi nemici. Molta voce fuori campo – Mindy Kaling c’è affezionata, anche se è brava e potrebbe farne a meno. Discriminazione, successi e insuccessi, sempre con un tono da favola. Il realismo sta da un’altra parte, ma i maschi se vogliono possono vedere la premiatissima “Ted Lasso”.

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