L’asse Parigi-Berlino è una luce per l’Ue, ci dice il direttore del Point

“Oggi il realismo porta Merz ad affermare che l’Europa, sulla difesa, deve arrangiarsi, perché l’ombrello americano non è più garantito”, ci dice Étienne Gernelle. Una buona notizia anche per Macron

Certe parole hanno un peso particolare, soprattutto se pronunciate da colui che si appresta a diventare il prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz. Domenica scorsa, dopo la sua vittoria alle elezioni federali, il leader della Cdu ha affermato che “la priorità assoluta” del suo mandato sarà quella “di rafforzare l’Europa il più rapidamente possibile”, verso “una vera e propria indipendenza dagli Stati Uniti”. “Ci sono parole che da sessant’anni a questa parte sono considerate più o meno tabù in Germania – spiega al Foglio Étienne Gernelle, direttore del Point, il settimanale del liberalismo francese – E tra queste c’è la parola ‘indipendenza’ dagli Stati Uniti. Finora, a Berlino, si preferiva parlare di ‘capacità di azione comune’: nessun dirigente tedesco aveva mai utilizzato il termine ‘indipendenza’. E’ una rupture rispetto al passato. Ed è ancor più interessante per il fatto che Merz è un atlantista convinto”. Secondo Gernelle, “intellettualmente e politicamente, Merz è un grande europeista che si iscrive nella tradizione di Konrad Adenauer e Helmut Kohl, ma ha preso atto che gli Stati Uniti non si interessano più all’Europa”. Il futuro cancelliere tedesco ha detto che l’Amministrazione Trump “non ha molto a cuore il destino dell’Europa”, ma il direttore del Point ricorda: “Il disimpegno americano, tuttavia, era già iniziato con Barack Obama e in seguito proseguito con Joe Biden. Basti pensare alla crisi dei sottomarini Aukus”. All’epoca, l’allora ministra della Difesa francese, Florence Parly, si espresse con queste parole in merito al naufragio del contratto per la fornitura dei sottomarini all’Australia: “Quanto accaduto ci conferma che l’Europa deve dare prova di indipendenza”. “Ci sono tutte le ragioni per credere che questo disimpegno sarebbe continuato anche con Kamala Harris alla Casa Bianca – prosegue Gernelle – Certo, non con la brutalità a cui stiamo assistendo con Trump e non con questo deplorevole allineamento tra il presidente americano e il suo omologo russo, Vladimir Putin”.



Già nel 2018, l’allora cancelliera tedesca, Angela Merkel, aveva parlato di “esercito europeo”, della necessità di una difesa comune, ma comunque “complementare alla Nato”. Nel Traité de l’Elysée del 1963, dietro cui si celava il tentativo francese di slegare la Germania ovest di Adenauer dalla subordinazione nei confronti della politica americana, “i più atlantisti della Cdu fecero aggiungere un preambolo al momento della ratifica del Bundestag, dove si sottolineava che il trattato non poteva indebolire il legame con l’America”, dice Gernelle: “Ma il realismo, oggi, porta Merz ad affermare che l’Europa, sulla difesa, deve arrangiarsi, perché l’ombrello americano non è più garantito. E visto il peso della Germania dal punto di vita politico ed economico è un’ottima notizia”.



La vittoria di Merz è una buona novella anche per Emmanuel Macron, secondo Gernelle: “Il presidente francese, in questi anni, è stato l’unico a parlare di sovranità europea e a utilizzare termini come ‘autonomia strategica’. Ma c’è sempre stata nei suoi confronti una certa diffidenza quando nei suoi discorsi ha impiegato questa espressione. Perché per alcune cancellerie aveva degli ‘accenti napoleonici’”. Per Macron, l’ascesa di Merz è quella che Jacob Riss, ricercatore presso la Deutsche Gesellschaft für Auswärtige, ha definito “un’occasione insperata per concretizzare la sua visione di un’Europa sovrana”. La nuova intesa franco-tedesca, dopo il periodo di crisi dell’epoca Scholz, è stata sancita mercoledì in occasione della prima visita di Merz in Francia. “Insieme, i nostri paesi possono realizzare grandi cose per l’Europa”, ha scritto su X il leader della Cdu dopo il bilaterale con Macron. Da Parigi, sottolineano anche le posizioni comuni tra i due leader sull’Ucraina. Sebbene la Germania sia il principale fornitore europeo di aiuti militari a Kyiv, Scholz aveva spesso messo in guardia dai rischi di “escalation” con la Russia, si era rifiutato di consegnare missili a lungo raggio Taurus a Kyiv ed era contrario all’invio di truppe di terra in caso di cessate il fuoco in Ucraina. Merz, invece, è più aperto su entrambe le questioni, in un momento in cui i leader europei stanno intensificando le consultazioni per avere un ruolo di primo piano nei negoziati di pace. Per il direttore del Point, il nuovo allineamento Parigi-Berlino è “una luce di speranza per l’Europa”.

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