L’amministrazione sta programmando di aumentare le importazioni di uova da Canada, soprattutto, Lituania, Turchia, vari produttori europei e da Taiwan. Proprio i paesi che sta attaccando con i suoi dazi
Donald Trump cammina sulle uova. Non è un modo di dire né una metafora sui disastri che sta combinando in giro per il mondo. No, è la pura verità. Il Wall Street Journal, organo della “Fronde” in versione americana, ha pubblicato la notizia che l’amministrazione sta programmando di aumentare le importazioni di uova. Sì, le uova. E da dove? Canada, soprattutto, poi Lituania, Turchia, vari produttori europei, infine da Taiwan. Avete letto bene: sono proprio i paesi che sta attaccando con i suoi dazi, più l’isola che è pronto a gettare in pasto a Xi Jinping per ottenere un riequilibrio tra import ed export da e verso la Cina, oltre a nuovi non specificati favori a Elon Musk già aiutato nei suoi impianti Tesla di Shanghai con una serie di incentivi concessi dal partito comunista. Verrebbe da ridere, chiedendosi per l’ennesima volta se c’è della logica nella follia trumpiana. Ma la crisi avicola negli States è seria, anzi drammatica. Gli Usa sono tra i maggiori consumatori di uova al mondo e non ne hanno abbastanza per la colazione del mattino. Il bacon non manca, le uova sì. Non è ironia a buon mercato: i prezzi delle uova e del bacon sono i pilastri dell’inflazione americana e proprio al loro rialzo viene imputata la riduzione del potere d’acquisto, uno dei jolly giocati dai MAGA contro Joe Biden. Gli Usa non sono autosufficienti, in più l’influenza aviaria ha dato un colpo tremendo e nemmeno la americana è riuscita a far fronte. Chissà che cosa accadrà nelle mani del Kennedy no vax, ma la soluzione non è dietro l’angolo.
Il segretario all’agricoltura Brooke Rollins ha scritto sempre sul Wall Street Journal che il rialzo dell’import sarà temporaneo (per non rischiare il licenziamento in tronco); ma non ha dato nessun limite, ben sapendo che i tempi saranno lunghi. Il dipartimento dell’agricoltura ha stanziato già un miliardo di dollari, 500 milioni per aumentare la sicurezza delle uova, 400 per aiutare gli agricoltori, e 100 per nuovi vaccini (sempre che Kennedy non si metta di traverso). La produzione nel 2023 ha avuto un valore di circa 18 miliardi di dollari, mentre l’import è costato solo 129 milioni, ma la crisi non era ancora esplosa. Si stima che quest’anno verranno importare 129 milioni di uova. Serviranno ad abbassare i prezzi (certo non il tasso di colesterolo)? Oggi una dozzina di uova costa quasi cinque dollari, più o meno come da noi (ma di questo almeno non ci lamentiamo). L’Italia è uno dei maggiori produttori europei esporta anche fuori Ue (per esempio in Gran Bretagna), però importa da Polonia e Spagna perché è una economia aperta (ancora) e negli anni scorsi la produzione nazionale non ce l’ha fatta a sostenere l’aumento della domanda.
Dalle uova alle automobili il salto è davvero azzardato, eppure vivono lo stesso angoscioso dilemma: che si fa di fronte ai dazi trumpiani? Sempre il giornale della Fronde ricorda che Jim Farley il gran capo della Ford ha già lanciato l’allarme: “Le tariffe apriranno un buco nell’industria americana dell’auto nel suo complesso”, ha detto. Buona parte degli impianti sono collocati in Canada e Messico (anche quelli della ex Chrysler ora Stellantis). Adesso il WSJ anticipa i risultati di un nuovo studio dell’Anderson Economic Group società di consulenza che segue in particolare l’auto anche perché la sua sede è ai bordi del lago Michigan. Secondo le sue stime, le tariffe del 25% aumenteranno i prezzi di un suv assemblato in America di ben 9 mila dollari; un pickup sarebbe più caro di 8 mila dollari; un cross-over elettrico di 12.200. Aumenterà l’inflazione o crolleranno le vendite, oppure un po’ dell’una e un po’ dell’altra conseguenza. Trump sostiene che i dazi spingeranno le aziende a produrre di più negli States, lo studio dubita che sarà così, anche perché le auto costruite altrove, soprattutto in Asia, sono meno care di quelle americane, dazi compresi, perché i costi di produzione sono minori. La società di consulenza calcola anche quali stati verranno più colpiti: il Messico esporta veicoli e componenti per 136 miliardi di dollari l’anno: 53,8 miliardi nel Michigan, 26,9 nel Texas, 8 miliardi nel Tennessee e via via negli stati centro-meridionali, in quella “pancia” dell’America che ha votato per Trump. Lo stesso vale per il Canada: 22 miliardi in Michigan e 18 miliardi in Texas. Si dice non mettere le uova nello stesso paniere, ebbene The Donald lo sta facendo, con le uova vere e con quelle metaforiche. La frittata è garantita e sarà certamente indigesta.