Dopo Íñigo Errejòn anche Juan Carlos Monedero, un altro fondatore del partito femminista, è accusato di molestie sessuali. La sinistra spagnola è travolta dai suoi metodi e dalle proprie ipocrisie
Si allarga il MeToo della sinistra spagnola. Pochi mesi fa era toccato a Íñigo Errejón, uno dei fondatori di Podemos, il partito della sinistra radicale e femminista, poi diventato il braccio destro della vicepremier spagnola Yolanda Díaz e portavoce di Sumar. Errejón aveva abbandonato in fretta e furia la politica con un annuncio sui social network: nel solito incomprensibile linguaggio post marxista parlava di “struttura affettiva”, “soggettività tossica”, di essere arrivato “al limite della contraddizione tra il personaggio e la persona” e di essersi abbandonato a “una forma di vita neoliberale”. Più semplicemente, erano emerse sui social accuse anonime di “violenza machista” e maltrattamenti psicologici, fino ad arrivare a una denuncia per molestie sessuali da parte dell’attrice Elisa Mouliaá.
Ora tocca a Juan Carlos Monedero, un altro dei fondatori di Podemos. Il professore dell’Università Complutense di Madrid, il centro intellettuale da cui è nato il partito, è sotto inchiesta dell’ateneo perché denunciato per molestie sessuali da una studentessa. Ma Podemos aveva già ricevuto accuse analoghe da parte di diverse donne nel settembre del 2023 e, ora che dai media e dai social network la notizia è emersa, il partito dice di aver escluso Monedero da qualsiasi attività organica fin da allora. In realtà, le cose non stanno proprio così. Perché nel frattempo Monedero ha continuato a fare il presentatore su Canal Red, il canale tv diretto da Pablo Iglesias, lo storico leader di Podemos (ed ex vicepremier di Pedro Sánchez) e compagno della attuale leader, Irene Montero.
L’accusa, che è grave per qualsiasi personaggio pubblico, diviene un dramma politico per Podemos: è il partito nato dagli indignados, ora in declino, ma che ha modellato il linguaggio a sinistra. È una forza che si definisce “femminista”, che condivide il principio “Hermana, yo sí te creo”, secondo cui ogni denuncia di una donna è vera: le accuse di violenza sessuale non possono essere messe in discussione. Peraltro, all’epoca delle segnalazioni su Monedero, la leader di Podemos Irene Montero conduceva le sue battaglie femministe come ministro dell’Uguaglianza. È stata proprio Montero a far approvare la discussa legge “solo sí es sí”, che formalmente era più restrittiva perché eliminava la distinzione tra aggressione e abuso sessuale, ma paradossalmente ha prodotto la riduzione di pena per oltre mille condannati per abusi sessuali, tra cui un centinaio usciti rapidamente di carcere.
Come ogni rivoluzione che divora i suoi figli, ora Errejón si ritrova a processo dove rischia una dura condanna per la legge solo sí es sí e per salvarsi sta cercando di minare la credibilità dell’accusatrice, in violazione del precetto Hermana, yo sí te creo. Podemos, che aveva lanciato una feroce campagna contro Luis Rubiales, l’ex presidente della Federcalcio spagnola condannato con una multa per baciato senza consenso la calciatrice Jennifer Hermoso durante i festeggiamenti per la vittoria del mondiale, ora è accusato di aver tollerato o insabbiato le accuse a Monedero. E Monedero si vede piano piano scaricato da tutti senza un processo, e prima di conoscere le accuse, proprio come prevede la procedura che lui approvava.
Il giornale Público ha così interrotto la collaborazione con Monedero perché i suoi comportamenti “machisti” sono “incompatibili con la linea editoriale” del giornale. L’altro aspetto paradossale di questa vicenda è che Monedero da molti anni è un collaboratore del regime del Venezuela e, pubblicamente, sostiene il dittatore Nicolás Maduro e la regolarità delle ultime elezioni presidenziali che, a detta di ogni osservatore indipendente, sono state una delle più grandi truffe elettorali della storia. Questo comportamento, evidentemente, era compatibile con la linea editoriale di Público e con la linea politica di Podemos. Un’accusa di violenza sessuale non ancora provata è per un pezzo della sinistra spagnola più grave di uno stupro accertato della democrazia.