Nuova Edicola Ada

L’edicola tratta in salvo in viale Parioli oggi vende giornali. riviste di arte e moda, foulard in seta e gioielli. Tutto made in Parioli. Un’oasi per flâneur

Roma. Forse è quando una cosa smette d’essere utile che comincia a essere bella. O perlomeno suggestiva. E’ accaduto al vinile, alla cabina telefonica. E accade adesso all’edicola. Tra le merlature di edifici, ambasciate, consolati, studi legali e studi medici della prima periferia collinare, ecco quindi Ada, l’edicola “millennial” in viale Parioli 2. A due passi da piazza Ungheria dove la vita di quartiere si condensa nel chioschetto dal tetto verde che mette insieme giornali quotidiani, riviste di arte e moda, libri di Taschen e di Ippocampo, e poi borse, sciarpe, sete, pelli martellate e profumi.



A dire il vero, Ada profuma di pariolino solo a vederla da fuori. Sicché, appena entrati in quella che è insieme un’edicola e una boutique, i “gioiellini” Boujee della proprietaria Michelle Lévy – in argento bagnato oro – saranno circonfusi dalle fragranze di Villa Buti. I giornali quotidiani, esposti fuori, staranno insieme ai cappelli, alle borse in pelle di San Pedro, ai cerchietti in lana di Agnibi e ai tanti accessori e svolazzi a chilometro zero. Comprese le candele in cera di soia con la mano di Fatima sulla confezione. Da Ada tutto, o quasi, è prodotto in loco. Tutto pariolino. Persino il nome – che certo è l’acronimo di “Art, Design, Amusement” – ma che è pure l’omonimo del parco che incrocia Parioli, Pinciano e Trieste-Salario. Della Villa Ada coi cigni dove i garzoni filippini del primario e dell’avvocato portano a spasso il cavalier king.



Tutto da Ada è made in Parioli. Giacché a dispetto dell’indigeno Niccolò Contessa de I Cani, “i pariolini di diciott’anni” (2016) che adesso saranno all’incirca trentenni (proprio come Michelle) non “comprano e vendono motorini” né appicciano più “gli adesivi sui caschi”. Bensì – quantomeno le paroline – leggono riviste di moda (Vogue, Harper’s Bazaar, Vanity Fair) e annodano foulard in seta disegnati dalle amiche d’infanzia e vicine di casa. Comunque, Michelle Lévy, che di riviste è collezionista, è qui da appena una settimana. Insieme al marito, ha rilevato l’edicola che era sul punto di chiudere e, sfruttando la norma che consente per il 40 per cento di vendere “altri prodotti”, ha messo insieme libri di Massimo Bottura, profumi della Penisola Arabica e giornali che vorrebbero essere ma certo non sono il core business del chioschetto.



Una signora, dice al Foglio Michelle, “quando ha letto su Facebook della nostra opera di salvataggio ha commentato: Ma che fate? Accanimento terapeutico?”. Maligna, sicuro. Ma è anche vero che dopo i Parioli c’è un mondo. E il mondo è assai più brutto e maligno (ci vuol poco) del secondo quartiere di Roma. Signore malmostose a parte, secondo la Federazione Italiana Editori Giornali oggi rimangono attive solo undicimila edicole rispetto alle trentaseimila di vent’anni fa. E ogni anno circa mille rischiano di chiudere. E poiché la morte della lettura è una livella, rischiano ovunque e senza differenze di ceto, censo, ubicazione. Ma ecco che in alcuni punti d’Italia e del mondo – e viale Parioli è uno di questi – accade la magia. Che poi è il più basilare assioma dell’estetica moderna. Ovvero il fatto che una cosa comincia a esser bella (e profumata) quando smette d’essere utile. Sicché l’edicola colta non è un unicum pariolino. A Roma ce n’è almeno un’altra, Erno, a Borgo Pio, dove i proprietari puntano molto sulle riviste di Maurizio Cattelan, Toilet Paper, sul magazine francese Antidote, e sulle monografie su Bruno Munari e Gillo Dorfles. Così come a Milano, dopo la riqualificazione che ha interessato la Darsena, è stata tratta in salvo l’Edicola Radetzky, che in mezzo alla carta stampata organizza vernissage.



Con Internet, TikTok e le card su Instagram, le edicole non sono più utili da quel dì. Eppure rinascono, magicamente, nelle metropoli e in tutti quei luoghi dove possono innestarsi a foulard, figaggine e flânerie giacché la carta non è utile, d’accordo, ma sempre più figa. Come un foulard in seta.


P.s.: Oltre a Vogue e Harper’s Bazaar, anche da Ada, nei ripostigli in basso, stanno nascosti Oggi e Chi per le vecchie signore e le parrucchiere. O come dire: dai quartieri alti in giù, ci salveranno sempre le vecchie zie.

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