L’intervista alla presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori ha terremotato il centrodestra chiedendo ai conservatori italiani meno dipendenza dal trumpismo, più difesa dell’Europa, più coraggio sui diritti.
Marina Berlusconi, primogenita di Silvio Berlusconi, presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori, all’inizio della settimana ha rilasciato un’intervista che ha fatto discutere e che ha creato piccole turbolenze politiche. Marina Berlusconi ha terremotato il centrodestra chiedendo ai conservatori italiani meno dipendenza dal trumpismo, più difesa dell’Europa, più coraggio sui diritti.
Il partito che la famiglia Berlusconi sostiene finanziariamente, Forza Italia, si è diviso tra chi ha subito il colpo, come Antonio Tajani, che non è riuscito a trasformare il contributo di Marina B. in un elemento utile per rafforzare la propria agenda, e chi ha provato a usare le parole di Marina B. per commissariare Tajani. La Lega di Matteo Salvini ha risposto all’accusa di Marina B. che ha definito quello di Trump “bullismo”, chiedendo per il presidente americano il Nobel per la Pace. E Fratelli d’Italia ha invece incassato il colpo – meno estremismo, caro governo – senza troppi proclami.
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Ci si è chiesto in questi giorni se il suo appello, il suo manifesto politico, sia una prima prova, un primo test prima della discesa in campo, ma la risposta è che no: Marina Berlusconi non ci pensa nemmeno. Si potrebbe dunque dire che il tentativo della cavaliera è individuare piuttosto un campo da gioco nuovo all’interno del quale creare una piattaforma politica utile a riequilibrare l’agenda del centrodestra. Se Meloni continuerà a essere la leader incontrastata della coalizione, con questi equilibri, nulla cambierà. Se il vento dovesse cambiare, la ricerca di un’alternativa a Meloni potrebbe essere un’opzione concreta. Il manifesto c’è, i volti che lo incarnano ancora no.