La lettera d’amore di Mario Vargas Llosa alla sua Madame Bovary

Come nasce il romanzo dalla struttura perfetta e perché, quali sono gli effetti sulla salute mentale di Flaubert durante la stesura e quelli sullo scrittore peruviano

Forse la comunità più bella a cui appartenere è quella di chi ama profondamente i libri, di chi ama la letteratura così tanto da utilizzare le letture di alcuni testi come pietre miliari per segnalare il proprio percorso di vita, emotivo e intellettuale insieme. Di chi ama la letteratura così tanto da rendersi conto che i protagonisti di certi romanzi finiscono per essere più veri, e più vicini, di individui incontrati in carne e ossa nella vita. Nathan Zuckerman, Lucien de Rubempré, Josef K., Franny Glass… Ognuno ha la sua lista. Ad esempio, il Nobel e accademico di Francia Mario Vargas Llosa mette in cima alla sua Emma Bovary. Vargas Llosa ricorda esattamente la prima volta in cui ha letto il romanzo di Flaubert. Era appena arrivato a Parigi nell’estate del 1959, “con pochi soldi e la promessa di una borsa di studio”. Una della prime cose che fa è comprare in una libreria del quartiere latino il Madame Bovary nell’edizione dei classici Garnier. Quella sera stessa inizia a leggerlo nella sua stanzetta d’albergo. “E’ lì che comincia la mia storia”, scrive in L’orgia perpetua (appena uscito per quella bellissima casa editrice che è Settecolori, con traduzione di G. Calabrese). “Fin dalle prime righe il potere di persuasione del libro agì su di me in modo fulminante, come un incantesimo potentissimo”, scrive. “Era da anni che nessun romanzo vampirizzava così rapidamente la mia attenzione, aboliva lo spazio fisico e mi sommergeva tanto a fondo nella sua materia”. In quella stessa stanza vicino al museo Cluny, Vargas Llosa scriverà anche il suo primo romanzo, La città e i cani. Si è lettori prima di essere scrittori.



Questa magia, quest’incantesimo di cui parla l’accademico, da dove viene? E’ frutto delle ansie che hanno reso infernale gran parte della vita di Flaubert? E’ frutto del talento o della fatica, dei consigli degli amici o delle storie di cronaca da cui si saccheggia? L’orgia perpetua doveva essere una prefazione che avevano chiesto a Vargas Llosa negli anni Settanta a una nuova edizione di Madame Bovary ma che diventa, mentre lui inizia con qualche paginetta, un vero e proprio omaggio, un libro in cui si sente in ogni riga l’amore per la letteratura. Ma L’orgia è anche ricerca del dietro le quinte: Vargas Llosa ci racconta come nasce questo romanzo dalla struttura perfetta, e perché, quali sono gli effetti sulla salute mentale di Flaubert durante la stesura, e poi gli effetti invece su di lui, giovane scrittore in erba che legge la corrispondenza del normanno come “miglior amico per una vocazione letteraria agli esordi”, e poi gli effetti sul mondo.

Madame Bovary doveva essere, “un livre sur rien”, e diventa “il primo romanzo moderno”, che ha “ampliato l’idea di realismo prevalente del suo tempo, ha dato un nuovo slancio al disegno totalizzante del genere romanzesco”. Questo anche perché, fino a quel momento, “il romanzo è ancora considerato il genere più plebeo e il meno artistico degli spiriti comuni”, a differenza dei più elevati poesia e teatro. “Tutto il vasto settore psicologistico del romanzo moderno è tributario a Madame Bovary, il primo romanzo che ha tentato di rappresentare il funzionamento della coscienza senza ricorrere alle sue manifestazioni esterne”. Quanti in qualche modo sono stati toccati dalle sudatissime parole di Flaubert dove tutto era orchestrato in modo ineccepibile, da Henry James a Proust. Se si potesse scrivere una lettera d’amore a un libro, eccola qui, l’ha scritta Vargas Llosa.

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