Intervista a due dei più importanti negozi di libri antichi di Milano. Un settore che ha subìto l’impatto del web, ma che sta provando a sfruttarne il potere di divulgazione senza lasciarsi fagocitare. Viaggio fra le nuove tendenze: il Novecento, e in particolare il Futurismo, è sempre più protagonista
Quella delle librerie antiquarie è una realtà affascinante, poco conosciuta, un mondo in cui regna una grande riservatezza. Eppure, due delle principali librerie antiquarie di Milano hanno accettato di aprirci le loro porte per un’intervista. Sono la Libreria Antiquaria Malavasi e la Libreria Antiquaria Pontremoli.
La prima domanda è d’obbligo, visti i mutamenti tumultuosi che l’editoria sta vivendo: com’è cambiato il mercato del libro antico a Milano negli ultimi anni? “I collezionisti o i lettori su supporto cartaceo sono diminuiti”, ci risponde Maurizio Malavasi, che guida con l’aiuto del fratello Sergio la libreria di famiglia, fondata nel 1939 a due passi dal Duomo. Calati gli acquirenti, “sono diminuiti anche gli addetti ai lavori”. Cioè, essenzialmente, i librai. Librai che inoltre, ci spiega Malavasi, vanno concentrandosi principalmente “sul collezionismo puro a discapito di quello che era il libro di consultazione”. Come è evidente, c’entra Internet. “Sulla Rete si possono raccogliere milioni di informazioni e in tempi molto rapidi, di riflesso il mercato del libro ha dovuto accusare questa battuta di arresto”.
Eppure, la Libreria Malavasi è stata pioniera nel web: lanciando, nel lontano 1995, il sito maremagnum.com, che raccoglie tutti i cataloghi delle librerie antiquarie. Una distesa sconfinata di informazioni, con tanto di disponibilità aggiornate, schede bibliografiche e prezzi.
Giacomo Coronelli è libraio della Libreria Pontremoli da più di sedici anni. L’attività è nata nel 1988, ad opera di Lucia Di Maio e Giovanni Milani, e oggi si trova in via Cesare Balbo, dalle parti dell’Università Bocconi. L’arrivo di Coronelli coincise con la crisi globale del 2008. In precedenza c’era stato un picco economico per il settore del libro antico, a livello di risultati d’asta e attestazioni, ci spiega lui. Con la crisi, ci fu un “livellamento” del mercato. Che poi, fortunatamente, s’è ripreso. Ma nel frattempo c’era stata la diffusione capillare di internet, anche in un settore “lento nell’ammodernarsi”, per usare le parole di Coronelli. “Oggi – è la sua analisi – una libreria antiquaria di una certa dimensione non può fare a meno di un sito web con uno shop online e non può permettersi di non essere sulle principali piattaforme di vendita online”.
Qualcosa, intanto, è cambiato anche nei gusti del pubblico. Ci racconta ancora Coronelli: “Ho osservato personalmente un deciso cambiamento in atto nei titoli che vengono collezionati”. Si va affermando con forza il settore della narrativa a discapito di quello della poesia, “secondo me perché le generazioni che oggi hanno quaranta o cinquant’anni hanno letto molto più narrativa che poesia, mentre forse in precedenza era diverso”.
Sentiamo cosa ne pensa Malavasi. Da dieci, vent’anni a questa parte, ci spiega, è cresciuto il collezionismo di libri del ‘900 letterario italiano, “a partire dai Futurismi” e toccando autori come Montale, Ungaretti, e non solo.
Dal suo osservatorio privilegiato su quest’epoca (la Libreria Pontremoli è specializzata in editoria moderna e contemporanea, soprattutto letteratura e arte), Coronelli ci conferma il grande successo del Futurismo. Ma ci segnala anche il nascere di un interesse per gli autori degli anni ‘80 del secolo scorso, “cosa che quindici o vent’anni fa non c’era”.
Restiamo però in ambito futurista. Perché, quando chiediamo a Coronelli di narrarci un episodio che gli è rimasto particolarmente impresso nella sua vita di libraio, lui tira fuori un monumentale catalogo dalla copertina argentata, con sopra la scritta “Futurismo” che punta verso le parole “Collezione Mughini”. E racconta: “Una delle cose che mi è rimasta più impressa è quando andammo a casa di Giampiero Mughini a ritirare la sua collezione di Futurismo”. A colpirlo fu innanzitutto la casa, “che è una casa-museo interamente dedicata al piacere e al gusto del collezionare, non solo libri ma anche design, mobilio… È impressionante, bellissima”. In secondo luogo, “il risvolto umano del collezionista che si separa dalla sua collezione… È una cosa che credo non dimenticherò mai. C’è un fortissimo groviglio di sentimenti, di amore e di dolore, nel veder partire la creazione di una vita”.
E vere e proprie creazioni di una vita, o anche di più vite, sono queste due librerie. Immaginateci circondati da interi scaffali di opere antiche, rare, straordinarie: come avremmo potuto non volerne vedere qualcuna da vicino? E allora: “Qual è l’opera più preziosa che avete?”, abbiamo osato. Malavasi ha sfogliato per noi due splendidi esemplari dei Promessi sposi: una prima edizione della versione originale del 1825-27, la “Ventisettana”, in tre volumi; e una prima edizione con il testo definitivo del 1840 (la “Quarantana”, frutto della celebre risciacquatura dei panni in Arno), illustrata da Francesco Gonin.
Coronelli, da parte sua, ci ha mostrato un ingegnosissimo libro futurista in metallo, (“lo chiamiamo Litolatta”), con un poema di Tullio d’Albisola e illustrazioni di Bruno Munari. E poi una copia dell’opera futurista “Raun” di Ruggero Vasari impreziosita dall’autografo di più di una decina di membri del movimento futurista, da Marinetti a Russolo, da Dottori a Prampolini.
Mentre ammiravamo questi capolavori, ci pungeva un’altra curiosità: quale sarà il libro che questi esperti e innamorati della pagina stampata sognano da una vita di possedere? Coronelli ne ha indicati due: la prima edizione di “La rivolta dei santi maledetti” di Curzio Malaparte, edizione primigenia così rara che se ne dubitava perfino l’esistenza, fino a quando uno studioso non l’ha individuata in una biblioteca pubblica. E poi la prima tiratura di “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda con alcune varianti nella copertina e nel testo, fatta uscire rapidamente in poche copie per consentire a Gadda di partecipare a un premio.
“Il libro più straordinario che non mi è mai passato per le mani – ci ha risposto invece Malavasi -, con l’augurio di riuscirlo a reperire sul mercato andando avanti alla mia tenera età di settantasette anni, è la prima edizione di Pinocchio… perché io sono un collezionista di collodiana”. Si tratta, ci spiega, di un libro estremamente difficile da reperire nella sua veste editoriale originale. Eppure è il libro italiano più tradotto nel mondo. Ma tant’è. Se avete la fortuna di ritrovarvi uno di questi libri a casa, adesso sapete che c’è qualcuno che li cerca, e che sarebbero in ottime mani. Sempre che riusciate a separarvene.