I Bibas e la profondità del male di Hamas

Il ricatto sul corpo di una madre e la mutilazione dei suoi bambini: i nazisti seppellivano gli ebrei in fosse comuni, i terroristi espongono i loro corpi perché il mondo resti a bocca aperta

Per sedici mesi hanno continuato a lanciare palloncini arancioni in cielo a intervalli regolari dalla “piazza degli ostaggi” di Tel Aviv. Si diceva che il vento avrebbe potuto trasportarli fino a Gaza e da lì i bambini Bibas, Kfir e Ariel, avrebbero potuto vederli e capire che non erano stati dimenticati. Anche se i loro nonni materni erano stati assassinati il giorno del pogrom, il padre e la madre rapiti, anche se la loro casa era stata bruciata e anche se le organizzazioni “umanitarie” internazionali avessero chiuso consapevolmente più di un occhio sul loro destino. Ma dopo il crepacuore della loro morte è arrivata una rabbia profonda. Il ritorno da Gaza dei corpi di Shiri e dei suoi bambini di nove mesi e quattro anni dopo un grottesco show propagandistico di Hamas che esponeva le loro bare e accusava il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di averli uccisi, ha scatenato nel popolo israeliano già profondamente traumatizzato un dolore senza fondo. Se i resti di Kfir e Ariel sono stati identificati dai medici, il terzo corpo consegnato da Hamas non è quello della mamma e nemmeno di un altro ostaggio. Hamas in serata ha detto di aver consegnato il corpo giusto di Shiri Bibas alla Croce Rossa a Gaza e Israele ha iniziato le verifiche.

Hamas porta ripetutamente la depravazione a nuovi livelli e giovedì sera è diventato chiaro che le scene di giubilo a Gaza erano solo l’inizio dell’ultimo programma di tortura psicologica pianificato dai terroristi. La bara che presumibilmente conteneva il corpo di Shiri conteneva in realtà quello di un anonimo abitante di Gaza. Anche nella morte, anche nella disperazione, Hamas aveva trovato un modo per torturare ulteriormente la famiglia Bibas e gli israeliani che hanno condiviso la loro angoscia dal 7 ottobre 2023. Oggi l’esercito ha detto che i Bibas non sono stati assassinati con armi da fuoco ma sono stati strangolati, e, dopo la loro morte, sono stati commessi atti terribili per nascondere quanto accaduto loro. Persino il segretario dell’Onu Guterres, sempre laconico quando si tratta di Israele, si è detto inorridito dall’ultimo show di Hamas (come se gli ostaggi pelle e ossa non fossero stati sufficienti).

“Ho trascorso la mia vita, dalla Bosnia alla Somalia, dalla Siria all’Algeria e, oggi, all’Ucraina, assistendo e denunciando i crimini più atroci” scrive Bernard-Henri Lévy sul Wall Street Journal. “Quando penso a Kfir, Ariel e alla loro madre, oggi rispondo: non sono sicuro di averlo mai visto prima”. Effettivamente, il crimine sui Bibas non ha precedenti. Ma quando dici dei due fratellini ti rispondono: “E allora i bambini morti sotto i bombardamenti a Gaza?”. Naturalmente, non ci sono bambini morti buoni e cattivi e tutte le vite sono uguali. Anche se è difficile credere che quella di Yahya Sinwar valga quella di Kfir Bibas. Ora però bisogna chiamare le cose con il loro nome per non rimanere ostaggi del relativismo di cui si nutre la violenza cieca del terrorismo. Sebbene la vita di tutti i bambini sia uguale, non tutte le loro morti hanno lo stesso significato. I bambini di Gaza sono stati deliberatamente e cinicamente esposti al fuoco da Hamas, l’unica forza militare al mondo che protegge i suoi combattenti e sacrifica i suoi civili. Ma i milioni di persone che si riuniscono sotto la bandiera di “Palestina libera dal fiume al mare” (non “due stati due popoli”) sono lì, in realtà, a marciare sotto la bandiera di “ebrei morti”. Rapire dai loro letti due bambini, deportarli a Gaza, detenerli in un tunnel senza luce né aria, separandoli dalla madre, farli nutrire e accudire e poi decidere di ucciderli a sangue freddo dopo un mese, non ha niente a che vedere con i morti sotto le bombe di un paese costretto a una guerra tragica e che, spesso ci dimentichiamo, rischia di perdere nella logica diabolica dei terroristi. Questi show, i corpi sbagliati riconsegnati a Israele, servono a questo. A sfiancare la morale di un popolo che ama la vita come loro amano la morte. Lo dicono. Bisogna credergli. Basta accendere le tv e vedere le bare chiuse a chiave e la festa che hanno organizzato. Yarden Bibas, tornato senza casa, senza moglie (ancora neanche un corpo da piangere) e senza figli, ha chiesto che “il mondo intero sappia e rimanga scioccato del modo in cui i suoi figli sono stati assassinati”. Chi oserà imporre agli israeliani di riconciliarsi con questa follia? Il male non è banale, ma profondo. I nazisti seppellivano gli ebrei in fosse comuni, i terroristi espongono i loro corpi perché il mondo resti a bocca aperta.

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