Vita da Piantedosi, attaccato su X dall’uomo di Musk e in Cdm da Lollobrigida

Il ministro dell’Interno sfiduciato da un sondaggio di Andrea Stroppa, referente italiano del tycoon. E c’è chi pensa alla mano dei salviniani che aspirano al Viminale. In Cdm faccia a faccia con il big di Fratelli d’Italia sui comuni sciolti per mafia

“Ma ci interessa?”. Di primo acchito Matteo Piantedosi risponde così ai collaboratori che gli leggono gli esiti del sondaggio lanciato sulla piattaforma X da Andrea Stroppa, il referente di Elon Musk in Italia. Al ministro dell’Interno su due piedi sarà forse venuto in mente un altro Stroppa, Giovannino, che a fine carriera passò anche dall’Avellino (33 presenze e un gol) facendo innamorare i “lupi irpini”, Piantedosi compreso. E’ mattina. La faccenda, gratta gratta, è più complessa. Non solo perché il sondaggio di Stroppa boccia l’operato di Piantedosi (“il 67 per cento si sente meno sicuro da quando è ministro”), ma perché riaccende sospetti e mire sul Viminale. Indovinate di chi?


Sarà un caso certo ma proprio il genietto che entra ed esce a Palazzo Chigi come vuole – una volta con Elon Musk un’altra con il fratello Kimbal – in più occasioni si è schierato a favore del sogno mai nascosto del leader della Lega soprattutto dopo l’assoluzione nel processo Open Arms. “Matteo Salvini dovrebbe tornare al Viminale. Avrà un ottimo rapporto con la prossima amministrazione statunitense. E avrà un ruolo importante per tenere saldi i rapporti”, affermava l’ambasciatore italiano del tycoon in un’intervista alla Verità dello scorso novembre.




Poi appunto c’è la pistola fumante: il sondaggio lanciato sulla piattaforma social l’altro giorno – al di là della risibile attendibilità statistica – è risultato agli occhi di molti parlamentari abbastanza inusuale. Un’improvvisa curiosità demoscopica di un privato cittadino o uno strano interesse di un giovane lobbista che cerca di piazzare al governo “amico” la copertura satellitare per conto dell’uomo più ricco e in questo momento più influente del mondo? Piantedosi sembra comunque non aver dato molto peso a questa iniziativa che l’ha messo sulla graticola di X, anche se è vero che nessuno, soprattutto nella Lega, lo ha difeso. A partire, per esempio, da Nicola Molteni, sottosegretario del Carroccio di stanza al Viminale, salviniano senza se e senza ma, e ultimamente molto distaccato dalle faccende del ministero dell’Interno. Ombre, tweet e cospirazioni perché ormai così gira soprattutto se c’è di mezzo Musk, asse della nuova Amministrazione trumpiana, con il vizietto delle interferenze nella politica degli altri paesi. Per altre informazioni citofonare al Quirinale: il capo dello stato Sergio Mattarella da tempo mette in guardia tutti “sui neo feudatari del Terzo millennio”, ma anche sui “nuovi corsari” alla Musk. Al quale il presidente della Repubblica ricordò anche – causando un cortocircuito con Palazzo Chigi costretto a chiedere una nota di scuse al magnate sudafricano – “che l’Italia sa badare a se stessa” dopo un’intemerata sulla giustizia italiana.

Piccole tessere di un mosaico che è riapparso con un bel pezzo di Transatlantico che ieri si chiedeva: per conto di chi si muove Stroppa? Nel dubbio l’informatico di Torpignattara, esperto di sicurezza informatica e hacking, ha fissato l’esito del sondaggio sul suo profilo X, monitorato dalla stampa per interpretare i rapporti fra il governo e la Casa Bianca (quando Giorgia Meloni volò da Donald Trump per discutere della liberazione della giornalista del Foglio Cecilia Sala, Stroppa con un tweet lanciò un amo preludendo a novità incombenti). E ora c’è chi si chiede chissà quale eco avrebbe il tweet “preoccupante” se lo condividesse, o meglio retwittasse, Musk? Ovviamente i rapporti fra Salvini e Piantedosi sono più che cordiali.

Il capo della Lega e il ministro la scorsa settimana hanno preso un caffè insieme a Porta Pia. Intanto i sospetti aleggiano, ma restano nella bolla social rimbalzando in Parlamento. Al contrario però di quanto accaduto ieri in Consiglio dei ministri quando Piantedosi e Francesco Lollobrigida hanno avuto, come svelato dal sito del Foglio, un “franco” confronto davanti alla premier Giorgia Meloni. Il capodelegazione di Fratelli d’Italia ha “rinfacciato” al titolare del Viminale un’eccessiva durezza nello sciogliere per infiltrazioni mafiose i comuni di centrodestra (si riferiva, per molti, ai casi di Aprilia e Nettuno nel Lazio) e un atteggiamento più conciliante con quelli di sinistra a guida Pd. Dialogo al vetriolo raccontato al Foglio.

Lollobrigida: “Perché non hai sciolto il comune di Bari?”.

Piantedosi: “Perché la commissione d’accesso non ne ha rilevato le evidenze giuridiche e amministrative”.

Ancora Lollo: “Perché nei comuni governati dal centrodestra sei stato così perentorio?”.

Replica del titolare del Viminale: “Mi fa piacere che hai iniziato a studiare le carte. Quando sarai tu ministro dell’Interno scioglierai i comuni che vorrai, fino a quel momento decido io”.

Davanti a questa scena abbastanza imbarazzante è dovuta intervenire la premier Giorgia Meloni pregando i due di abbassare i toni e di non sovrapporsi parlandosi addosso. Piantedosi, stretto fra il braccio destro di Musk e il Lollo nazionale, l’ha presa con un sorriso: “E’ la dura vita dell’uomo di stato”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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