“L’’ombrello americano per la sicurezza non è più garantito. Serve rafforzare la nostra industria degli armamenti, moltiplicare gli acquisti congiunti e avere una cultura strategica”, dice il consigliere speciale dell’Institut Jacques Delors e fellow di Chatham House a Londra
“Abbiamo bisogno di una pace solida e duratura. Per ottenere questo, la Russia deve porre fine alla sua aggressione e ciò deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza forti e credibili per gli ucraini. Altrimenti il rischio è che questo cessate il fuoco finisca come gli accordi di Minsk”. Nella notte tra lunedì e martedì, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si è espresso con queste parole su X riguardo ai negoziati per la pace in Ucraina, dove l’Europa vuole avere un ruolo di primo piano accanto agli ucraini e non di mera spettatrice di un accordo tra Stati Uniti e Russia.
Il messaggio dell’inquilino dell’Eliseo è stato pubblicato poche ore dopo la riunione informale organizzata d’urgenza a Parigi con i principali leader europei, cui ha fatto seguito un secondo summit ieri con gli altri paesi Ue più il Canada. I due vertici hanno suscitato parecchie perplessità, ma secondo Sébastien Maillard, consigliere speciale dell’Institut Jacques Delors e fellow di Chatham House a Londra, erano necessari dinanzi al discorso ostile del vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance. “L’Europa non poteva restare in silenzio di fronte all’attacco degli Stati Uniti. Se non fosse stato organizzato, si sarebbe detto che gli europei non reagiscono, che sono inerti: va dato dunque merito a Macron di aver preso l’iniziativa. Certo, il bilancio nell’immediato non è impressionante, ma è stato comunque un primo passo che apre la strada ad altri incontri di questo tipo. Il premier britannico, Keir Starmer, ha già evocato l’idea di ritrovarsi a Londra al suo ritorno da Washington”, dice al Foglio Sébastien Maillard.
Il summit di lunedì è stato “rassicurante” anche per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky: “Il leader di Kyiv ha avuto la conferma che gli europei sono al suo fianco e non accetteranno una pace imposta all’Ucraina”. Per mettere pressione alla Russia, prosegue Maillard, l’Europa ha “tre strumenti”. “I beni russi congelati nell’Ue, che ammontano a 210 miliardi di euro, la fornitura di armi a Kyiv, per rafforzare l’Ucraina anche in caso di cessate il fuoco, ma soprattutto le sanzioni, che fanno molto male a Mosca, con l’Ue che si appresta ad adottare il sedicesimo pacchetto di misure restrittive. Come europei, dobbiamo puntare su questi tre strumenti per essere indispensabili al tavolo dei negoziati”, dice al Foglio Maillard.
Uno dei temi del summit di lunedì è stato l’aumento delle spese militari, all’indomani della proposta della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di sospendere il Patto di stabilità per gli investimenti nella Difesa. “C’è un vero problema di soldi in paesi come Italia e Francia, che sono fortemente indebitati. Gli allentamenti annunciati dalla Commissione Ue rischiano di non bastare. Tuttavia, una pista percorribile è quella della Banca europea per gli investimenti (Bei)”, dice al Foglio Maillard. In questo senso, a fine gennaio, la presidente della Bei, Nadia Calviño, ha deciso di portare a 2 miliardi di euro la spesa per progetti di Difesa e sicurezza, raddoppiando i fondi stanziati nel 2024. “L’aspetto più importante è spendere in maniera coordinata affinché non ci siano 27 spese per la Difesa parallele”, sottolinea Maillard. Nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Zelensky ha detto che “è venuto il momento di creare le Forze armate europee”. “Angela Merkel aveva già parlato di ‘esercito europeo’. Ma nel breve termine non è un’opzione realistica. Dobbiamo anzitutto rafforzare la nostra industria degli armamenti, moltiplicare gli acquisti congiunti e avere una cultura strategica, ossia avere la stessa analisi delle minacce, a partire da quella russa. E’ evidente che sia più palpabile e forte in Estonia che in Portogallo, ma è la stessa minaccia”, dice Maillard. “L’Europa non deve essere contro Trump, ma imparare a vivere senza Trump, a non dipendere più dall’America, perché l’ombrello americano per la sicurezza non è più garantito”.
Fra le garanzie di sicurezza a Kyiv nel quadro di eventuale accordo di pace con Mosca, Macron, in un’intervista alla stampa regionale, ha scartato ieri l’ipotesi che Parigi possa inviare “truppe belligeranti” francesi in Ucraina, avanzando altre soluzioni. Tra queste, “riarmare, riequipaggiare gli ucraini” e “inviare degli esperti o delle truppe in termini limitati, fuori da ogni zona di conflitto, per rafforzare gli ucraini e dare un segno di solidarietà. E’ quello su cui stiamo riflettendo con i britannici”.