Dopo le dichiarazioni del presidente americano sulle responsabilità dell’Ucraina nell’inizio del conflitto, il presidente risponde al Foglio e dice: “Vorrei che il team americano dicesse più verità”. La fermezza di Kyiv, pronta a tutto con una convinzione: “La nostra sicurezza non è in vendita”. Poi Trump lo definisce “un dittatore senza elezioni”
Stamattina il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è rientrato a Kyiv dopo i suoi viaggi alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, negli Emirati Arabi Uniti e in Turchia. La prima cosa che ha fatto è stata incontrare i giornalisti ucraini e stranieri nel suo ufficio in via Bankova, quando già Donald Trump aveva fatto commenti negativi su di lui e sulla sua popolarità, ma prima che, su Truth, il presidente americano lo definisse “un dittatore senza elezioni”, accusandolo di aver sperperato i soldi americani e di aver fatto un “lavoro disastroso”. Zelensky ha risposto alle domande in piedi: era serio, concentrato, veloce. Il Foglio gli ha chiesto se ritiene che quello degli Stati Uniti, il più grande alleato dell’Ucraina, possa essere considerato un tradimento, visti i colloqui tra Russia e Stati Uniti e le prime dichiarazioni di Donald Trump contro di lui e contro la difesa dell’Ucraina.
Il presidente americano aveva detto che l’Ucraina non sarebbe dovuta entrare in guerra, che Zelensky non ha il controllo di come vengono utilizzati gli aiuti americani e che la sua popolarità sarebbe solo del 4 per cento, suggerendo quindi l’urgenza di nuove elezioni in Ucraina. Zelensky ha risposto che, secondo un sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia di Kyiv, il suo livello di fiducia è del 57 per cento e che la cifra del 4 per cento arriva dalla disinformazione russa. “Purtroppo, il presidente Trump vive in questa bolla di disinformazione”, ha detto Zelensky: “Vorrei che il team negoziale di Trump dicesse più verità, perché tutto questo certamente non giova all’Ucraina”.
Per quanto riguarda l’incontro in Arabia Saudita, Zelensky ha dichiarato che gli Stati Uniti possono incontrarsi con chi vogliono, ma che, in questo caso, stanno aiutando Putin a uscire dal suo lungo isolamento. “Penso che Putin e i russi siano molto felici che si dialoghi a con loro”, ha detto il presidente ucraino. “Ieri è passato il segnale che si parlasse con loro come se fossero vittime – è qualcosa di nuovo”, ha aggiunto con stupore.
Zelensky dice con sicurezza di non essere infastidito e di essere pronto a tutto. Non è la prima volta che deve affrontare un dialogo difficile o persino una battaglia diplomatica, afferma. Ci sono state molte “battaglie telefoniche” con gli alleati dall’inizio dell’invasione su larga scala. “Prendo tutto questo con molta calma”, ha detto il presidente. Che vorrebbe però trovare un modo per introdursi in questa nebbia di disinformazione attorno a Trump e trasmettergli informazioni più veritiere. “Dobbiamo almeno incontrarci”, ha detto Zelensky.
Il presidente ucraino ha dichiarato di voler concludere la guerra entro quest’anno, ma affinché ciò accada, Kyiv deve ricevere garanzie di sicurezza dai suoi alleati. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno ancora chiarito quali garanzie siano disposti a fornire. Il documento che il segretario del tesoro americano Scott Bessent ha portato a Kyiv il 12 febbraio, secondo Zelensky, era molto vago. Proponeva la spartizione delle terre rare fra Ucraina e Stati Uniti e il 50 per cento di quanto elencato nel documento. Secondo il Telegraph, l’accordo non riguardava solo le risorse minerarie, ma anche petrolio, gas, porti e infrastrutture, senza però menzionare garanzie di sicurezza per l’Ucraina.
“Non posso vendere la nostra sicurezza”, ha detto Zelensky, che ha chiarito di essere disposto a continuare le trattative economiche con gli Stati Uniti, ma in cambio di proposte più chiare sulle garanzie di sicurezza. Se gli Stati Uniti sono contrari all’ingresso dell’Ucraina nella Nato e non invieranno truppe come forze di pace, hanno comunque qualcosa di fondamentale da offrire: i sistemi di difesa aerea Patriot. Zelensky vorrebbe almeno altre 20 batterie di questi sistemi.
“Non abbiamo armi con cui abbattere i missili. Alle 5 del mattino il comandante mi chiama e dice: ‘Ci sono 8 obiettivi in avvicinamento, ma non abbiamo missili per la difesa aerea’“, ha raccontato il presidente. Secondo lui, le garanzie di sicurezza da parte degli alleati – non solo degli Stati Uniti, ma anche di altri – dovrebbero consistere in armamenti, finanziamenti per l’esercito, una solida difesa aerea e la presenza di contingenti dei paesi disposti a inviare forze di pace in Ucraina.
La mattina del 16 febbraio, Keith Kellogg, rappresentante speciale di Donald Trump per le questioni riguardanti Russia e Ucraina, è arrivato in visita a Kyiv. Zelensky ha parlato con i giornalisti prima di incontrarlo e ha detto di essere pronto a portarlo al fronte, affinché possa ascoltare direttamente dai soldati cosa pensano dei negoziati in corso. Ha anche suggerito a Kellogg di passeggiare per le strade di Kyiv per sentire l’opinione della popolazione sulle ultime dichiarazioni di Trump. “Per me è importante che lo capisca da solo”, ha detto Zelensky.
In Ucraina, nessuno crede a Putin. Zelensky si dice deluso dal fatto che, durante l’incontro tra le delegazioni russa e americana, non sia stato discusso il rilascio dei prigionieri di guerra ucraini. Inoltre, è preoccupato che in questo dialogo tra Stati Uniti e Russia non siano stati affrontati i crimini di guerra commessi dal Cremlino. “La Russia è colpevole e deve rispondere delle sue azioni”, ha insistito il presidente ucraino.
Concludendo l’incontro con i giornalisti, Zelensky ha detto di aver iniziato colloqui con i leader europei e di essere convinto che l’Europa sia pronta a finanziare le Forze armate ucraine nel caso in cui gli americani non lo facciano. “L’Europa è pronta? Io penso di sì”, ha concluso il presidente ucraino.