Sono i lettori a essere difficili, non i libri

Il nuovo libro di Guendalina Middei propone la lettura dei classici come salvavita, tramite un richiamo viscerale che coincide con la sensazione che si prova da adolescenti alle prime letture adulte. Quando una scossa sismica interiore segna l’irruzione del capolavoro nelle loro vite ordinarie

Fra i vari svantaggi di noi adulti rispetto agli adolescenti, il principale è che loro possono attingere a un campo di novità editoriali decisamente più vasto e di qualità infinitamente superiore: infatti, per noi, i classici sono o risaputi o consegnati alla rassegnazione di non avere più tempo di leggerli per bene, e comunque sono inquinati dalla definitiva perdita di innocenza nel nostro approccio. Per gli adolescenti che si affacciano invece alle prime letture adulte, imbattersi in Dostoevskij o in Proust produce una scossa sismica che indubbiamente è favorita dal disordine ormonale, ma ciò nondimeno segna l’irruzione del capolavoro nelle loro vite ordinarie. E’ come se, andando spesso in libreria, ogni giorno si ritrovassero col naso all’insù davanti alla Torre Eiffel, all’Empire State Building o al Taj Mahal – mentre noi adulti siamo come quelli che abitano in zona, ci passiamo davanti senza farci più caso. Questo credo sia il senso in cui interpretare, senza snobismo, i libri divulgativi di Guendalina Middei, che sui social è celebre come @ProfessorX e che ha appena pubblicato Sopravvivere al lunedì mattina con Lolita. I classici che ti mettono in salvo (Feltrinelli, 240 pp., 17 euro).

Come nel precedente Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera, propone la lettura dei classici come salvavita, tramite un richiamo viscerale che coincide con la sensazione che si prova da adolescenti, quando non si capisce tutto quel che si legge ma si è ancora in grado di lasciarsi travolgere. Se non che, apprendo, il target di questi volumi è costituito da coetanei dell’autrice, i millennial ossia gli ultratrentenni: sono insomma degli adolescenti adulti, che hanno rinviato l’incontro con la letteratura e recuperano adesso (va benissimo: i classici aspettano da secoli, quindi non hanno fretta); sono quelli che una recensione definisce “lettori ostici”, aggettivo che un tempo veniva piuttosto riservato a tomi preoccupanti come L’urlo e il furore o La morte di Virgilio. Chissà. Forse vuol dire che avevamo ragione con le nostre letture sconsiderate e caotiche in cui ci lanciavamo da adolescenti: non bisogna avere paura, perché non esistono libri difficili. Lettori difficili, sì.

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