Almeno 30 feriti tra cui bambini. L’attacco avviene in una Germania che conduce già da settimane un duro dibattito sul rapporto fra immigrazione illegale e sicurezza e si avvicina al voto
Berlino. Ancora terrore in Germania, questa volta a Monaco di Baviera. Intorno alle 10.30 di giovedì mattina un 24enne afghano ha travolto con una Mini Cooper il corteo di una manifestazione del sindacato tedesco Ver.Di. Almeno 30 i feriti, di cui diversi gravi. Tra i feriti ci sarebbero anche dei bambini. Il ministro-presidente della Baviera Markus Söder ha parlato di un “probabile attentato” e ha aggiunto: “Ora basta”. L’uomo alla guida dell’auto sarebbe Farhad N., nato nel 2001 a Kabul.
È arrivato in Germania nel 2016 come “minore non accompagnato” (forse dopo essere stato anche in Italia) ed era già noto alla polizia tedesca per reati di droga e furti. La sua richiesta d’asilo era stata respinta e l’uomo avrebbe dovuto essere espulso, ma beneficiava dello status di presenza “tollerata”. Secondo lo Spiegel, il 24enne avrebbe recentemente postato sui social contenuti di matrice islamista. Anche alcune fonti di polizia dicono che, secondo le prime indicazioni, c’è uno “sfondo estremista”. Le indagini sono in corso e nessuna pista viene ancora esclusa, incluso l’incidente, ma le indagini sono state assunte dall’Ufficio centrale bavarese per l’estremismo e il terrorismo. L’attacco avviene in una Germania che conduce già da settimane un duro dibattito sul rapporto fra immigrazione illegale e sicurezza.
L’attacco si è svolto sulla Seidlstrasse, nel centro della capitale bavarese. L’uomo avrebbe prima sorpassato le auto della polizia che scortava i circa 1.500 manifestanti e poi avrebbe accelerato contro la folla. Gli agenti che seguivano il corteo hanno subito arrestato il guidatore, sparando anche dei colpi. Secondo le valutazioni preliminari, non ci sarebbe un collegamento diretto tra l’attentato e la Conferenza sulla sicurezza, la “Davos della geopolitica”, che si apre domani a soli due chilometri dall’area dell’attacco.
Il cancelliere Olaf Scholz ha velocemente scritto che il presunto attentatore “deve essere punito” e poi “deve lasciare il paese”. Il leader della Cdu Friedrich Merz ha detto che, non appena sarà al governo (si vota tra dieci giorni), “la sicurezza delle persone in Germania sarà la nostra priorità assoluta. Faremo rispettare conseguentemente la legge e l’ordine”. La ministra degli Esteri Annalena Baerbock, dei Verdi, ha dichiarato che è importante “non lasciarsi dividere, né dagli estremisti di destra né dagli islamisti”. Mentre la leader dell’estrema destra dell’AfD, Alice Weidel, ha scritto: “Deve andare avanti così per sempre? Svolta nella politica di immigrazione, ora!”.
Solo poche settimane fa la Germania ha vissuto lo choc di Aschaffenburg, quando un 28enne afghano con gravi disturbi mentali ha assassinato in un parco un bambino di 2 anni e un 41enne intervenuto per salvare altri bambini. Prima ci sono stati l’attacco di Magdeburgo (dove un’eventuale matrice politico-ideologica dell’attentatore saudita è rimasta vaga e contraddittoria) e gli attentati islamisti di Solingen (agosto) e Mannheim (maggio). Dopo Aschaffenburg, Merz e la Cdu hanno chiesto un’immediata stretta sull’immigrazione illegale, portando in Parlamento lo Zustrombegrenzungsgesetz (la legge sulla limitazione dei flussi) che ha ricevuto anche i voti dell’AfD. La legge non è passata a causa di una manciata di voti, ma il legame tra sicurezza e immigrazione rimane cruciale nell’attuale campagna elettorale. Mentre l’ultra-destra sfrutta il tema per portare avanti posizioni di generalizzazione xenofoba e spinte etnonazionaliste, i partiti di sinistra, come Spd e Verdi, sembrano ideologicamente incapaci di elaborare l’esistenza di un problema tanto oggettivo quanto sentito nella popolazione.