Leggere il Foglio del lunedì e meditare sui classici, Calvino, Foscolo e le macerie di Gaza. Che richiederanno decenni per essere smaltite
Allora, Musk era scandalizzato della spedizione UsAid di 50 milioni di preservativi a Hamas, poi lo hanno avvertito che era una Gaza in Mozambico, per un programma di prevenzione dell’Aids. Si affronta la nuova giornata aspettandosi di tutto – che suono tetro ha preso l’espressione “di tutto”. Se aprissi gli occhi e una notifica mi avvertisse che Trump ha ordinato il trasferimento degli ucraini in Russia e in Bielorussia, e si è tenuto il territorio per incaricare un suo genero dello sgombero delle macerie e della ricostruzione in stile neorococò, non batterei ciglio. Leggevo il giornale di lunedì, il più pensoso, e mi dicevo che dev’essere questo stato d’animo a riesortare ai classici – Italo Calvino, “Italiani, vi esorto ai classici”, 1981, variando Ugo Foscolo, 1809, “O Italiani, io vi esorto alle storie”. In quel prodigio di eloquenza, che metteva in prosa il programma dei “Sepolcri”, Foscolo esaltava la fantasia dei mortali che “quasi per compensare l’umano genere dei destini che lo condannano servo perpetuo ai prestigi dell’opinione ed alla clava della forza, crea le deità del bello, del vero, del giusto, e le adora; crea le grazie, e le accarezza; … sdegna la terra, vola oltre le dighe dell’oceano, oltre le fiamme del sole, edifica regioni celesti, e vi colloca l’uomo e gli dice: ‘Tu passeggerai sovra le stelle’”. Avesse saputo!
Leggevo dunque il numero del lunedì, e Giuliano raccomandava di “tornare alla letteratura vittoriana nelle sue versioni aristocratica e politica (Anthony Trollope) e romantico-pauperista (Charles Dickens)”. Ero anch’io reduce da una rilettura del “Copperfield” (delusa dalla stucchevole edificante ultima parte), ma qui gli si accompagnava il “Canto di Natale”, e l’autore di 47 romanzi, Trollope, eccellente, come mostra l’impresa Sellerio, benché a leggerlo metodicamente occorra esser benestanti di famiglia.
Nello stesso numero Alain Finkielkraut, intervistato dalla Revue des Deux Mondes, difendeva “la necessità di preservare l’eredità intellettuale e culturale occidentale contro le forze distruttive”, convinto che “solo le opere possano fornire una vera emancipazione e indipendenza intellettuale. I grandi testi ci permettono di accedere a noi stessi e all’universo che ci circonda”. E citava Lévi-Strauss, Leszek Kolakowski, Eric Weil, Milan Kundera, Tocqueville…
Un po’ più in là, Oscar Giannino improntava la sua considerazione dello stato delle cose al cavaliere dalla triste figura, sia pure per capitombolarne giù: “Va bene aver scelto Don Chisciotte come eroe ideale dell’ultimo tratto che ti resta … E viene il giorno in cui anche l’amore più disperato che ti sei inventato, verso quella Dulcinea del Toboso che sognavi come tua inattingibile principessa, inizia ad apparirti per quello che è sempre stato: solo un sogno irreale”. Smetto qui la recensione del rifugio nei classici.
Il fatto è che arrivava la pagina di Lorenzo Borga, “Ricostruire Gaza sarà proibitivo”, in cui si elencavano alcuni dati essenziali. Così, almeno, io non li avevo ancora letti. “Nove su dieci abitazioni civili sono state danneggiate. Sono impraticabili il 68 per cento delle strade … e la stessa percentuale di campi coltivabili non risulta essere più fertile. Sul terreno oggi si stima ci siano più di 50 milioni di tonnellate di macerie, come se l’intera Grande Muraglia cinese si fosse sgretolata di colpo. Con i detriti si potrebbe riempire una fila di camion lunga da New York a Singapore. Per rimuovere le macerie … potrebbero servire fino a 21 anni. Le operazioni saranno complicate dai numerosi ordigni inesplosi, dall’ingente presenza di amianto e dagli oltre 10 mila cadaveri sepolti sotto i detriti. ‘Ciò che è accaduto a Gaza è qualcosa che non è mai avvenuto nella storia dell’urbanistica’, ha detto a Bloomberg Mark Jarzombek, storico dell’architettura al Mit di Boston che ha studiato la ricostruzione tedesca dopo la Seconda guerra mondiale. ‘La popolazione di Gaza dovrà fare i conti con le macerie per generazioni… Dresda è stata ricostruita dopo il 1945 grazie all’impiego della stessa popolazione civile che ha rimosso le macerie. … Ma all’epoca gli edifici erano in mattoni e legname, rimovibili perfino con una semplice carriola. Le operazioni hanno comunque richiesto quasi due decenni, mentre la ricostruzione è durata fino agli anni 90. A Gaza le abitazioni sono in cemento armato, che si sgretola in blocchi impossibili da trasportare senza l’impiego di mezzi speciali. In Germania d’altronde la popolazione civile è stata evacuata al di fuori dei centri urbani durante la ricostruzione. Attorno a Dresda sono sorti i palazzi prefabbricati tipicamente sovietici per ospitare la popolazione sfollata. Nella Striscia tale soluzione oggi appare impossibile…”.
Sabato forse riprenderanno i bombardamenti, come vuole Hamas, come vogliono i governanti israeliani. Ho tirato giù dagli scaffali alti l’Odissea, il Romanzo dei Tre Regni, la Storia della mia vita di Giacomo Casanova, Horcynus Orca. Proust era già sul comodino, dall’epoca del Covid: bei tempi.