“Prima serve trovare le coperture. Attenzione ai conti, i mercati e gli organismi internazionali ci premiano per la prudenza”. Il numero due al ministero dell’Economia frena il leader della Lega tornato alla carica sulla pace fiscale. Per oggi convocato d’urgenza un Consiglio federale sul tema
Roma. Non è la classica salvinata. Ma occorre cautela: “La rottamazione delle cartelle? Non siamo contrari, tutt’altro. Quando si parla di andare incontro ai contribuenti o ridurre le tasse siamo assolutamente d’accordo”. Il problema è un altro, sostanziale: “Sono le risorse, prima vanno trovate. E di questo se ne occupa Giancarlo Giorgetti insieme alla Ragioneria dello stato”. Il viceministro Maurizio Leo, il meloniano di stanza al Mef invita alla cautela. “I mercati ci stanno premiando anche per questo, per l’attenzione ai conti”. Non sembra insomma vedere l’emergenza nazionale di cui parla Salvini, che oggi riunisce un Consiglio federale urgente per rilanciare la pace fiscale. Poi dovrebbe vedere anche Meloni e Tajani. “Ma per quel che ne so – aggiunge Leo – il tema non è all’ordine del giorno del governo”. (Montenegro segue nell’inserto I)
Da qualche giorno la Lega, dal suo segretario in giù, ha iniziato una nuova battaglia. Pace fiscale e rottamazione di tutte le cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2023. Come? Con 120 rate tutte uguali in dieci anni, senza sanzioni e interessi. “Siamo pronti a formalizzare una proposta dettagliata che condivideremo con gli alleati”, ha detto ieri Matteo Salvini. Secondo i suoi conti nel periodo 2017-2023 lo stato non avrebbe incassato 380 miliardi di euro regolarmente dichiarati da cittadini e imprese.
“Per loro – dice al Foglio il viceministro Leo, uomo di conti, numeri e adempimenti – è un tema importante. Perché si va incontro a tanti imprenditori, a tanti contribuenti che non ce la fanno. Però noi siamo molto attenti al discorso delle risorse e dei conti”. Solo per il 2025, lo ha stimato lo stesso ministero dell’Economia, per far contenta la Lega servirebbe trovare almeno 5,2 miliardi di euro. Non proprio una passeggiata, anche perché ognuno nella maggioranza ha le sue priorità. Forza Italia per esempio insiste da tempo sul taglio dell’Irpef e preferirebbe dirottare le risorse extra su questo tema. Ma l’attenzione al ceto medio, “è una priorità anche per Fratelli d’Italia”, ricorda Leo a cui qualche mese fa era toccato anche il compito di rispolverare addirittura il redditometro. “La riduzione delle tasse – continua il viceministro – è nel programma del centrodestra. Noi siamo su questa linea, ne facciamo solo una questione di bilancio”. Così sembra di capire che al di là degli annunci e dei Consigli federali urgenti, svolte imminenti almeno sulla rottamazione salviniana non sono previste. “Non è all’ordine del giorno. O almeno non sono io a dirlo. Perché la parte sulle risorse finanziarie non è di nostra competenza. Questo compito appartiene proprio al Tesoro. Io posso occuparmi del fisco, posso fare le norme ma non mi occupo delle coperture”. ù
Citofonare Giorgetti, insomma. E’ a lui che Salvini deve rivolgersi? “Il ministro è una persona molto attenta, presterà sicuramente attenzione alle richieste che arrivano da tutte le parti. Ma anche ai conti”, sottolinea l’esponente meloniano. L’obiettivo di dare una mano ai contribuenti, lo ripete più volte nel corso di questo colloquio, “è comune a tutti quanti nella maggioranza. Ma poi bisogna fare le cose con serietà. Come ho detto tante volte i mercati e gli organismi internazionali riconoscono il nostro lavoro e ci stanno premiando per la nostra prudenza”. Risultati che Leo rivendica e difende, anche a costo di smussare gli entusiasmi di Salvini che dopo la due giorni in Israele è intenzionato a puntare sul fisco. Ne parlerà ai suoi maggiorenti e poi anche agli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Giorgia Meloni, con cui è in agenda in giornata un vertice. Si parlerà dell’elezione dei quattro giudici della Corte costituzionale – domani la Camera è nuovamente convocata in seduta comune – ma fuori programma non possono essere esclusi.
Qualcuno del resto ha anche evocato un intervento sul fisco ben più corposo, che vada oltre la semplice rottamazione delle cartelle quater o la proroga del concordato preventivo biennale, altre questioni di cui si è parlato (anche aspramente) in commissione Affari costituzionali del Senato nel corso della discussione sul Milleproroghe. Leo tuttavia per il momento esclude riforme o provvedimenti strutturali. “Non saprei dirlo. Lo ripeto, io mi occupo di scrivere le norme”. La criticità per il viceministro è sempre la stessa. “Per un intervento del genere bisogna prima, anche in questo caso, trovare i fondi”. Così, nel frattempo, il mantra è solo uno: “Conciliare la cautela con l’obiettivo di andare incontro alle imprese, ai professionisti e al ceto medio. Bisogna muoversi con tutte le attenzioni del caso”.