L’avviso della nuova segretaria a Cgil e Uil: “Su salari e rappresentanza le scelte spettano al sindacato, non ai partiti. Le opposizioni sostengano la nostra legge sulla partecipazione dei lavoratori”
Dice di voler proseguire nel solco del suo predecessore Luigi Sbarra, “che ha salvato il ruolo del sindacato italiano da una deriva populistica che lo avrebbe condannato alla marginalità”. E in quest’intervista al Foglio, la prima da nuova segretaria della Cisl, Daniela Fumarola traccia le linee programmatiche del suo mandato. Partendo da alcuni punti fermi. “Senza autonomia dalla politica la Cisl non esiste. Abbiamo sempre giudicato e continueremo a giudicare i nostri interlocutori dal merito, dalle risposte alle nostre istanze, senza pregiudizi. Partecipazione tutte le volte in cui è possibile, conflitto quando serve, antagonismo mai”. In antitesi con quanto fanno Landini e Bombardieri alla guida di Cgil e Uil. “Le divisioni emerse negli ultimi anni non sono un fatto casuale. Nascono da una diversa cultura e concezione del sindacato. Ma nulla è irreparabile. L’unità resta per noi una grande risorsa, ma si costruisce sulla proposta e non sulla protesta spesso collaterale all’opposizione politica”, dice Fumarola. Prima di annunciare che se il governo proseguirà nell’apertura al dialogo “troverà nella Cisl un interlocutore corretto e responsabile”. E di ribadire, nella sua azione, la contrarietà “ai no, ai veti ideologici, alla sindrome Nimby e all’illusione della decrescita felice”.
Daniela Fumarola è tarantina, ha 59 anni e fa la sindacalista da quando ne aveva 21. E’ proprio l’inizio della sua carriera nel sindacato che l’accomuna di più a Luigi Sbarra. Qual è stato il più grande insegnamento che le ha trasmesso il suo predecessore alla guida della Cisl? “Conosco Gigi da tanti anni, fin da quando giovanissima sindacalista militavo nella sua stessa categoria, quella dei lavoratori agricoli”, racconta Fumarola. “Per me ha sempre rappresentato una guida preziosa, capace di trasmettere i valori che sono il fondamento del nostro fare sindacato: pragmatismo, riformismo, responsabilità, autonomia da ogni tipo di condizionamento partitico. Soprattutto, stare sul merito delle questioni, anche con scelte controcorrente, ma ricercando le condizioni di un dialogo costruttivo con gli interlocutori. Cultura di mediazione, di realismo, basata su autorevolezza e libertà, senza far sconti, senza piegarsi al pensiero unico. È stato davvero un grande segretario generale della Cisl”. Fumarola, che ha ricoperto anche l’incarico di segretaria della Cisl di Taranto e poi della Cisl pugliese, è stata chiamata a Roma nel 2021, all’epoca della segreteria di Anna Maria Furlan. Ha svolto più che altro un lavoro dietro le quinte, da donna della macchina del sindacato, rivendicando alcuni risultati come i 150 mila iscritti in più nelle categorie attive nell’ultimo quadriennio. E la lavorazione alla legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle aziende. Ma su questo ci arriviamo dopo. In cosa sarà diversa e in cosa in continuità con il mandato di Sbarra? “La linea politica della Cisl e le scelte coraggiose di Gigi Sbarra scaturiscono dalla sensibilità e dall’adesione di tutta una comunità sindacale, che in questi anni si è espressa negli organismi di ogni livello approvando e promuovendo le scelte del segretario generale”, dice Fumarola. “A me il compito di far tesoro di tutto questo, rappresentandolo, facendolo evolvere, dando continuità a battaglie che sono frutto della nostra cultura, della nostra storia, della nostra identità. Penso al primato della contrattazione rispetto all’invadenza delle leggi, alla concertazione come esercizio di responsabilità riformista, alla partecipazione come traguardo necessario per entrare in una nuova economia sociale di mercato”. In questi anni la Cisl ha rivendicato la sua autonomia dalla politica. Con lei il percorso proseguirà? “Senza autonomia la Cisl non esiste”, riconosce allora la nuova segretaria, eletta con i voti di 188 delegati su 191. “L’indipendenza dai partiti è la ragione su cui nasce il nostro sindacato, il fondamento di un sindacato non subalterno o collaterale a nessuno. Fa un certo effetto vedere che siamo ancora lì. D’altra parte, quando la rappresentanza sindacale si fonde e confonde con quella partitica nasce un ibrido che spiazza e allontana elettori e lavoratori. Il sindacato deve fare il suo mestiere. Che non vuol dire rinunciare a far politica su questioni di interesse generale, ma farla seguendo criteri propri, assumendosi la responsabilità che deriva dalle deleghe concesse dagli associati, coltivando un pensiero libero da inesistenti egemonie. Noi abbiamo sempre giudicato e continueremo a giudicare i nostri interlocutori dal merito, dalle risposte alle nostre istanze, senza pregiudizi”.
“Lo sviluppo del paese ostacolato per anni dai veti ideologici. Sull’energia ne paghiamo le conseguenze oggi”
Quali saranno, quindi, le priorità del suo mandato? “Un grande patto sociale tra parti responsabili. Lo dico nei giorni in cui celebriamo la ricorrenza dell’Accordo di San Valentino. Mettiamo al centro il ruolo del riformismo sociale costruendo insieme al governo e alle rappresentanze delle imprese una intesa sulle priorità strategiche per il Paese”. Mentre nell’analisi di cosa occorra al paese, la disamina di Fumarola è dettagliata e senza particolari indecisioni. “Quello che serve è ridare protagonismo al lavoro, coesione sociale e territoriale, crescita. Elementi strettamente correlati, che chiedono l’evoluzione delle relazioni sociali e industriali in senso partecipativo. Dobbiamo ritrovarci in un perimetro comune e costruire le condizioni per salari più alti, maggiore produttività, tasse più leggere sul ceto medio. Serve il più grande investimento di sempre su competenze, formazione e politiche attive, verso un nuovo Statuto della persona nel mercato del lavoro. Dobbiamo cancellare insieme la vergognosa scia di sangue delle morti sul lavoro, degli infortuni e delle malattie professionali. Dare al paese e all’Europa una bussola realista, socialmente sostenibile e non ideologica sulla transizione energetica, tecnologica e sulle politiche industriali e infrastrutturali. E poi: sostenere maternità e lavoro giovanile e femminile elevando le risorse su sanità, scuola, ricerca e università. Combattere povertà e sostenere la non autosufficienza. Ancora: riformare e rendere più inclusiva e flessibile la previdenza. Un mosaico ampio e complesso, che richiede l’energia di tutti gli attori capaci di dare un contributo responsabile”. Rifuggendo, aggiunge Fumarola, l’uso di slogan semplicistici per questioni complesse. Sul salario minimo, rivendicato dalle opposizioni e dalla Cgil, per esempio, la nuova segretaria della Cisl dice che “una legge sarebbe nociva per i lavoratori. Serve una contrattazione”. E anche su un altro totem della sinistra, l’abolizione del Jobs Act, la pensa in maniera diversa: “Non è la madre di tutti i mali. Chi lo dice sa di non raccontarla giusta”.
Torniamo alle frizioni con Cgil e Uil. Sbarra si è spesso distinto per un approccio pragmatico, che ha evidenziato tutte le incompatibilità con Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. La divisione nel fronte sindacale è oramai irreparabile? “Le divisioni e le differenze emerse negli ultimi anni non sono state un fatto casuale”, riconosce Fumarola. “Nascono da una diversa cultura e concezione del ruolo del sindacato, soprattutto in una fase di grandi trasformazioni economiche, sociali e produttive. Ma nulla è irreparabile. L’unità resta per noi una grande risorsa, ma si costruisce sulla proposta e non sulla protesta spesso collaterale all’opposizione politica”. Oggi, a ogni modo, Landini e Bombardieri hanno voluto rivolgere i loro auguri a Fumarola, dopo l’elezione alla guida della Cisl, augurandole buon lavoro. Eppure ritiene che i segretari di Cgil e Uil facciano un’opposizione politica? Si ritiene distante dalle loro posizioni? Insomma, col loro posizionamento politico remano contro il raggiungimento di alcuni obiettivi comuni? “Non spetta a me giudicare la condotta e le scelte degli altri sindacati. Noi pensiamo che bisogna modernizzare le relazioni sindacali per rispondere alle nuove esigenze dei lavoratori e delle famiglie. Ma questo si fa con una impostazione partecipativa, non delegando al Parlamento ed ai partiti materie e scelte che appartengono al sindacato come il salario minimo o la rappresentanza. Si fa firmando i contratti e non ostacolando i rinnovi come sta accadendo nel settore pubblico”.
Dal rapporto con le altre sigle a quello con il governo. Proprio in occasione dell’assemblea della Cisl di questa settimana la premier Meloni è intervenuta rendendo plastico lo spirito di collaborazione tra le parti. Schierandosi contro chi ha una “visione conflittuale tossica del sindacato” (vedi Landini). E ringraziando pubblicamente la Cisl “per saper ancora interpretare il confronto nell’accezione più nobile del termine”. Che atteggiamento avrà nei confronti dell’esecutivo? “Io credo che si debba rafforzare e stabilizzare il dialogo, costruire insieme l’agenda delle riforme che servono al sistema-paese, al mondo del lavoro e della produzione”, dice allora la nuova leader del sindacato bianco. “Nessun governo può illudersi di poter affrontare questa fase difficile e complicata, caratterizzata da gravi incognite sul piano internazionale, facendo da solo o chiudendosi nel recinto dei sondaggi. L’epoca della disintermediazione ha fallito. Bisogna aprire quella di una vera partecipazione dei corpi sociali, della democrazia economica, di una rinnovata concertazione. Se il governo confermerà questa strada troverà nella Cisl un interlocutore corretto e responsabile”.
Abbiamo detto della precocità di Fumarola, che a 21 anni invece di andare lontano dalla sua terra, come facevano gran parte dei suoi coetanei, decise di restare a sporcasi le mani. Dedicandosi per l’appunto ai braccianti. Tanto da laurearsi solo anni addietro, in Scienze sociologiche, alla Cattolica di Milano. E da dedicare all’attività sindacale gran parte del suo tempo. Fumarola infatti non ha figli e stende un riserbo assoluto sulla sua vita privata. Ammette di non amare troppo i riflettori pubblici, anche se adesso dovrà far di conto con quest’interesse per la sua figura. Tra apparizioni in tv, sui giornali e nel dibattito pubblico. Quali sono i suoi riferimenti politici? “Ho sempre guardato alla politica con rispetto ma anche con un certo distacco. Il mio riferimento ideale è sempre stato Donat-Cattin e poi chiaramente Franco Marini”.
“Nessun governo può affrontare questa fase complicata da solo. Noi saremo corretti e responsabili”
Le fa piacere se la descrivono come una sindacalista non ideologica, particolarmente interessata allo sviluppo? “Per troppi anni lo sviluppo del paese è stato ostacolato dai no, dai veti ideologici, dalle chiusure assurde di chi propugnava, nella migliore delle ipotesi, l’illusione della decrescita felice. E nella peggiore un modello antagonistico e regressivo del mondo del lavoro”, spiega con grande lucidità Fumarola. “Oggi ne paghiamo le conseguenze sul piano della nostra autonomia energetica, sul livello di infrastrutture, nei trasporti, nella pubblica amministrazione, nei servizi sociali. Bisogna cambiare strada, senza cedere ai populismi, senza inseguire le sirene della protesta sterile e della sindrome Nimby. Abbiamo bisogno di un sindacato sviluppista, capace di rispondere con un approccio costruttivo, con l’ottimismo di una crescita industriale compatibile, attraverso l’innovazione, con la sostenibilità ambientale”. Essendo tarantina, conosce bene alcuni dossier come l’Ilva, su cui ha battagliato più e più volte con il massimalismo del presidente della Puglia Michele Emiliano. Qual’è il futuro dell’azienda? “L’acciaio verde si produce in tutto il mondo, solo da noi rimane ancora un sogno. In tempi in cui le catene del valore si accorciano e la siderurgia diventa una priorità europea imprescindibile, qualcuno mi dovrebbe spiegare come potremmo lasciare questa sfida ad altri. La filiera ‘pesante’ della manifattura è oggi come mai imprescindibile, e il nostro paese deve starci dentro. Servono investimenti seri ed un progetto industriale capace di far convivere occupazione, risanamento dell’ambiente, tutela della salute dei cittadini. Per fare questo serve un partner industriale all’altezza, che dia le giuste garanzie ai lavoratori, alle famiglie ed alle comunità di Taranto. Questo è ciò che è mancato in questi anni. Lavoreremo per questa prospettiva”.
Visto che è stata tra i principali artefici della sua presentazione in Parlamento, dopo una raccolta firme che ha superato le 400 mila unità, si aspetta un sostegno anche da parte delle opposizioni sulla legge per la partecipazione dei lavoratori agli utili d’azienda e per la rappresentanza negli organi aziendali? “Noi confidiamo in una approvazione rapida e più larga possibile. Se i partiti trasformeranno questa legge in un terreno di scontro si perderà l’opportunità di mostrare agli italiani che, dopotutto, al di là delle urla e delle differenti visioni, esiste uno spazio di ‘responsabilità repubblicana’ che si misura nel sostegno e nell’attuazione dei principi costituzionali. Partiamo dall’Articolo 46, da una legge innovativa, moderna, di sostegno alla contrattazione, che può cambiare il modo di intendere le relazioni industriali in Italia con il libero e autonomo incontro tra imprese e lavoratori”, risponde allora con grande sincerità, in ultima analisi, la nuova segretaria della Cisl. Un invito a non arretrare e a non perdersi le occasioni di sviluppo che con la sua nuova guida il sindacato vuol portare avanti. Sempre dietro il mantra “partecipazione tutte le volte in cui è possibile, conflitto quando serve, antagonismo mai”.