“Troppo a lungo foiba e infoibare furono sinonimi di occultamento della storia”. Ma per gli anti totalitari a targhe alterne à la Berizzi probabilmente le parole di Mattarella, Ciampi, Napolitano sono “propaganda neo e post fascista”. Come dice il presidente, negare le Foibe è una “squallida provocazione”
“Troppo a lungo foiba e infoibare furono sinonimi di occultamento della storia. Così come la tragedia degli esuli è stata sottovalutata e talvolta persino disconosciuta (…). Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna”. Questo ha detto Sergio Mattarella al Quirinale, rendendo omaggio nel Giorno del Ricordo alla vittime dei massacri titini e dell’esodo giuliano-dalmata. Forse Paolo Berizzi ce l’aveva con il presidente della Repubblica, quando ha scritto su X: “Usare le Foibe (piegando la Storia) come arma politica e per fare propaganda neo e post fascista. Fatto. Italia 2025”. Del resto il ricercatore dell’università di Torino, guarda caso, Eric Gobetti è riuscito a domandarsi: “La ‘battaglia’ l’hanno vinta loro?”. Sul Manifesto, “quotidiano comunista” che la guerra l’ha persa da decenni. Scrive che l’obiettivo principale “era criminalizzare il comunismo in generale e la resistenza jugoslava in particolare. E, indirettamente, riabilitare il regime fascista”. Eh sì, probabilmente era l’obiettivo fascista non solo di Mattarella, ma anche di Ciampi e di Napolitano. I capi dello stato, e la “squallida provocazione”.