Dalle singolari voci per cui gli ucraini starebbero simulando debolezza militare, agli ammonimenti americani sulle elezioni presidenziali. Ascolatere Kuleba quando dice che, alla seconda volta, non si può più trattare Trump come un incidente passeggero
Corre qua e là una singolare voce secondo cui gli ucraini starebbero simulando di essere militarmente più deboli di quanto effettivamente siano, per attirare le allodole alleate e persuaderle ad allargare i cordoni della borsa. Bisogna dire che se così fosse, gli ucraini, altro che servire il popolo, sarebbero i più consumati e astuti degli attori, calcolando i kilometri quotidiani da cedere ai russi in omaggio alla messinscena. In realtà negli ultimi giorni è diventato difficile anche solo capire se i nuovi americani abbiano conservato una qualche dose di aiuti militari o li abbiano fermati del tutto, mentre ammoniscono a prevedere elezioni presidenziali in Ucraina nel momento di una eventuale tregua, eventualmente entro l’anno. In un paese con milioni di profughi sparpagliati nel resto del mondo, oltre a una parte di cittadini in territori occupati. Si potrà fare, e si dovrà, prima o poi, ma parlarne oggi è solo un regalo alla propaganda di Putin, e un preavviso di benservito a Zelensky.
Ieri Repubblica aveva una notevole intervista di Polo Brera a Dmytro Kuleba. Kuleba (1981) è stato vice primo ministro nel 2019 e ministro degli esteri dal 2020 fino allo scorso settembre. Oggi è ospite a Sciences Po e al Belfer Center della Harvard Kennedy School. Figlio di un diplomatico, ha un passato italiano, ad Atripalda, dove fu accolto tredicenne dopo Chernobyl. E’ molto intelligente, forse non tiene a essere furbo.
Dice Kuleba che, alla seconda volta, non si può più trattare Trump come un incidente passeggero: “E’ la nuova America”. Dice: “Temo che gli interessi dell’Occidente non siano più allineati con quelli degli Usa”. E che all’Ucraina importa che “i leader europei non seguano le sue orme”. Dice che quanto alle sue linee rosse, l’Ucraina sa che “chiaramente ci vorrà più tempo di quanto si aspettasse”, e che le cose vanno in una direzione diversa da quella del famoso Piano della Vittoria. E che lui “non ha idea se Zelensky si ricandiderà, e se vincerà”. Che “già non c’è alcun sostegno militare o economico da parte di Trump”. Che il cessate il fuoco “non è all’orizzonte”. E alla domanda: “Ne è valsa la pena?”, Kuleba risponde: “Immagini l’Italia attaccata nel modo in cui è stata attaccata l’Ucraina”. (Non è difficile immaginarlo, ci ricordiamo della nostra versione della risposta, quella che rispondeva La Pace, e intendeva l’aria condizionata).