La più giovane portavoce della Casa Bianca spinge per farla chiudere e Trump medita su che fine fargli fare. Ma l’agenzia indipendente fondata da John F. Kennedy con 23 miliardi di dollari sostiene programmi anti povertà, servizi sanitari e soccorsi in tutto il mondo (previa approvazione del Congresso)
“Queste sono alcune delle assurde priorità su cui ha speso i soldi l’UsAid: 1 milione e mezzo di dollari per politiche di inclusione in Serbia, 70 mila per un musical sulle politiche inclusive in Irlanda, 47 mila per un’opera transgender in Colombia, 32 mila per un fumetto trans in Perù. Non so voi, ma da contribuente americana non voglio che i miei soldi vengano spesi per questa spazzatura”. A parlare davanti alle telecamere è la nuova portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. La sua lista cerca di mostrare le buone ragioni dietro alla decisione del megamiliardario Elon Musk, a capo del Doge, di eliminare la United States Agency for International Development, agenzia indipendente con progetti umanitari in tutto il mondo.
Leavitt, 27 anni, è la più giovane portavoce presidenziale della storia americana. Cattolica, repubblicana, è entrata in politica quando il Gop era già Maga. Come molti, prima di arrivare alla corte di Mar-a-Lago, è passata brevemente dalla Fox, per poi lavorare con l’attuale ambasciatrice alle Nazioni Unite, l’allora deputata Elise Stefanik (quella che incolpò la speaker dem Nancy Pelosi dell’attacco al Campidoglio). Nella prima presidenza è entrata brevemente nell’ufficio comunicazione e avrebbe anche contribuito, a 21 anni, a scrivere alcuni discorsi del presidente. Nel 2022 si è candidata alla Camera, per rappresentare il primo distretto del New Hampshire, lo stato in cui è nata, e a sorpresa, appoggiata dalla destra alternativa del partito ha vinto le primarie, per poi essere battuta dal candidato democratico. L’anno scorso Trump l’ha scelta come portavoce per la campagna elettorale e poi come barriera tra i “fake news media” e Pennsylvania Avenue.
Sposata con un 59enne che ha conosciuto a un evento politico, Leavitt sembra condividere in pieno le policies e la retorica del nuovo corso repubblicano: zero tolleranza sull’immigrazione, megatagli alle tasse e appunto, smantellare le agenzie governative. Parla di “buonsenso”, la nuova parola preferita dell’Amministrazione Trump. La breve lista di Leavitt sulle spese dell’Usaid tiene conto solo di piccoli progetti che però mostrano al popolo Maga che avevano ragione a dire che il “wokismo” stava erodendo le casse statali. Ma l’UsAid, fondato da John F. Kennedy nel 1961 sulla scia del piano Marshall, strumento antisovietico e ancora oggi grande veicolo di soft power americano, non si occupa solo di “opere liriche trans” in Sudamerica. Con un budget di circa 23 miliardi, meno dell’1 percento del budget federale, l’UsAid aiuta la sopravvivenza di molte persone in oltre cento paesi con programmi anti povertà, servizi sanitari, soccorsi e ricostruzioni dopo calamità naturali. Una parte dei fondi viene usata per eradicare malattie come la poliomelite. In Indonesia, dove c’era stata un’epidemia nel 2022, l’UsAid tramite l’Oms ha distribuito oltre 60 milioni di dosi di vaccino anti-polio, salvando dieci milioni di bambini. In seguito al Covid-19, l’UsAid ha investito 125 milioni di dollari per un progetto di ricerca che ha l’obiettivo di anticipare le prossime pandemie di natura animale, monitorando virus sconosciuti. In Ghana vengono sponsorizzate visite mediche alle donne incinte, diminuendo così i decessi al parto. In Liberia è stata messa su una catena di fornitura di medicinali e assistenza per minori e donne gravide. In tutta l’Africa sono in corso progetti di assistenza agricola per revitalizzare l’economia locale.
La lista dei benefici dell’UsAid è molto più lunga di quella di Leavitt. E poi, non solo “aiutiamoli a casa loro”: l’UsAid porta avanti anche programmi nel proprio territorio, investendo due miliardi nell’agricoltura statunitense, e un miliardo nelle piccole imprese. E ogni centesimo viene spostato solo con l’approvazione del Congresso. “Non è una mela piena di vermi”, ha detto Musk dell’Usaid, “non c’è proprio la mela, ci sono solo i vermi”. Trump non ha ancora deciso se eliminare del tutto l’agenzia – che dice “è gestita da un branco di pazzi radicali e li cacceremo via” – o se ridurla all’osso e farla assorbire dal dipartimento di stato. Intanto lunedì ai dipendenti è stato chiesto di stare a casa.