L’esponente della Fdp, Christian Durr, ha deciso di inviare ai capigruppo di Spd, Cdu e Verdi una lettera accorata sul tema dell’immigrazione dopo la mossa del capo del centrodestra tedesco, Friedrich Merz, di portare in Parlamento la discussa legge sull’immigrazione
Scongiurare i bulli mostrando i muscoli o rendere inevitabile l’arrivo dei bulli rinunciando a mostrare i muscoli? Christian Dürr è un politico importante in Germania. E’ il capogruppo al Bundestag dei liberali, è uno dei dirigenti più in vista dell’Fdp e insieme all’ex ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha avuto un ruolo nel decretare la fine anticipata del governo Scholz. Abbiamo scelto di parlare di Dürr perché due giorni fa l’esponente della Fdp ha deciso di inviare ai capigruppo di Spd, Cdu e Verdi una lettera accorata sul tema dell’immigrazione dopo il pasticcio politico combinato dal candidato cancelliere della Cdu, Friedrich Merz. La storia la conoscete. Merz, capo del centrodestra tedesco, qualche giorno fa ha portato in Parlamento una discussa legge sull’immigrazione. La legge, in prima battuta, è passata con i voti dell’AfD, partito di estremissima destra con cui la Cdu tedesca ha sempre mantenuto una chiara distanza. Poi, in seconda battuta, la legge è stata bocciata in Parlamento.
Alcuni passaggi di quella legge (non tutti) sono però trasversalmente considerati non estremisti da molti partiti dell’attuale Parlamento (Verdi a parte) e così con questo spirito Dürr ha inviato la sua lettera ai colleghi del Bundestag. Una lettera in cui si parla di Germania ma in cui si affronta un tema che riguarda tutti i partiti che cercano di contrapporsi all’ascesa dei populismi. Scrive Dürr: “Se non vogliamo che alla fine i populisti e i radicali emergano come vincitori, dobbiamo dimostrare fin da ora di essere capaci di trovare soluzioni partendo dal centro”. Dürr si riferisce alla possibilità che i partiti moderati trovino prima delle elezioni un accordo per rendere le espulsioni dei migranti irregolari più veloci e per rendere meno semplici i ricongiungimenti familiari. Ma al di là del singolo caso tedesco il problema è più generale e riguarda un tema importante che i partiti così detti moderati, specie quelli di centrosinistra, spesso scelgono di non vedere. E il tema è questo: di fronte all’estremismo dei partiti nazionalisti abituati a utilizzare le peggiori leve della xenofobia sull’immigrazione, esiste per contrapporsi alle pulsioni nazionaliste una linea politica terza, in grado cioè di non respingere un problema concreto, che fare con l’immigrazione irregolare, nell’istante in cui si cerca di respingere una forma di estremismo altrettanto reale?
Buona parte delle risposte per tentare di governare l’immigrazione irregolare si trova in Europa e non c’è dubbio che i paesi maggiormente esposti ai flussi migratori abbiano la necessità di chiedere all’Europa di fare di più (rimpatri, asilo, espulsioni, redistribuzioni) e non di fare di meno (meno integrazione, meno unione, meno solidarietà, meno sovranità europea). Ma le risposte europee non sono sufficienti per governare il fenomeno, per potersi presentare di fronte agli elettori con la postura e le idee utili a mostrare sensibilità sul tema dell’immigrazione irregolare. E in mancanza di una terza via, di una posizione centrista, la polarizzazione spesso rischia di essere questa. Da una parte vi è una destra che cerca di governare il fenomeno, a volte armandosi di pragmatismo (governo Meloni), altre armandosi di populismo (governo Orbán). Dall’altra vi è una sinistra che nega il fenomeno e che decide di farsi rappresentare da chi (magistratura compresa) fa di tutto per affermare un principio pericoloso: l’immigrazione irregolare non si può e non si deve fermare e il massimo che la politica può fare di fronte a un immigrato irregolare è affrettarsi a integrarlo. Il punto dunque è quello da cui siamo partiti: scongiurare i bulli mostrando i muscoli, puntando sulla legalità, o rendere inevitabile l’arrivo dei bulli rinunciando a mostrare i muscoli, puntando sull’umanità? Appuntamento in Germania il 23 febbraio, con molti brividi, con molti rischi e con molti estremismi alle porte, pronti a ricordare anche all’Italia l’importanza di avere sull’immigrazione una terza via, in grado di miscelare legalità e umanità, e quando serve anche segreti di stato.