Cosa non torna nella nuova legge sulla gestazione per altri

La Gpa in Italia è diventata diventa “reato universale”. Chi colpirà? Quali sono le controversie e i rischi?

Un paio di punti della nuova legge sulla gestazione per altri “reato universale” che vale senz’altro la pena di esplorare.

Primo: chi colpirà? Unicamente cittadine e cittadini italiani che abbiano realizzato a vario titolo – come committenti, come tecnici o per business – una gravidanza surrogata in Italia o in un qualunque paese straniero in cui la pratica è legale o semplicemente non vietata, e che si trovino in territorio italiano. Quindi la norma non riguarda gli stranieri e nemmeno gli italiani residenti all’estero. Inoltre la legge non è retroattiva, non sarà quindi applicabile al caso di bambini già nati da utero in affitto – contando circa 250 Gpa realizzate ogni anno dovrebbero ampiamente superare il migliaio – ma nemmeno alle gestazioni per contratto già in corso. Se, poniamo, un bambino nascesse da Gpa dopo l’effettiva entrata in vigore della legge – che sarà pubblicata a giorni sulla Gazzetta Ufficiale – per i committenti varrà la norma precedente che prevedeva la punibilità solo per chi avesse realizzato la Gpa in Italia. Su questo punto si registra qualche perplessità: l’avvocato bolognese Giorgio Muccio, specializzato in questo tipo di controversie, ha inviato una lettera aperta al presidente Sergio Mattarella in cui si richiede il rinvio della legge alle Camere per il fatto che vi sarebbe “il teorico rischio che tale procedimento democratico abbia l’effetto di provocare interruzioni di gravidanze ed abbandoni di neonati” in quanto la legge “non definisce il momento in cui la condotta di ‘realizzazione’ della Gpa si possa affermare esaurita (forse con l’inizio della gravidanza? ovvero con la sua conclusione?)”. Tolto che con questa legge in dirittura d’arrivo – l’approvazione alla Camera è del luglio 2023, più di un anno fa – il numero di Gpa avviate negli ultimi mesi dovrebbe essere davvero irrisorio, il legislatore non ha dubbi: saranno sanzionabili solo coloro che intraprenderanno un percorso di gestazione per altri dopo l’entrata in vigore della nuova norma. “Quello che conta non è la data di nascita del bambino ma quella in cui è stata avviata la procedura” assicura Pierantonio Zanettin, senatore di Forza Italia e avvocato penalista. “È lì il comportamento penalmente rilevante. E una norma penale non può mai valere retroattivamente. Mi dichiaro disposto a difendere a titolo gratuito qualunque coppia si trovasse ad affrontare una simile controversia. Ma non succederà”.

Secondo punto: la stragrande maggioranza dei casi di Gpa, 9 su 10, riguarda coppie etero. Ma le coppie gay che ricorrono a utero in affitto sono immediatamente individuabili, quelle etero molto meno. Il che potrebbe indurre qualcuno a parlare di norma discriminatoria, o – come si è sentito nell’aula del Senato – perfino omofobica. A parte l’ovvio – si tratta di un discrimine che attiene alle leggi di natura, nessuno, etero o gay, può riprodursi senza l’apporto dell’altro sesso –, non è vero che le coppie etero possano “scappare” più facilmente. Quando un bambino di committenti italiani – etero, gay o non meglio definiti single – viene al mondo in un paese che ammette o non vieta la Gpa, la sua nascita viene immediatamente registrata. L’atto di nascita indica come genitori il padre biologico e la madre -o l’altro padre- intenzionale: così avviene ad esempio in Ucraina, in Georgia, negli Usa, in Grecia. In altri paesi invece – in particolare dove la Gpa non è vietata ma nemmeno disciplinata – sull’atto compare anche la gestante, ovvero si documenta la verità di quella nascita. Contestualmente la madre intenzionale chiede di adottare il bambino e la gestante concede, come previsto dal contratto. Il passaggio successivo è obbligatoriamente l’ambasciata italiana dove i committenti devono chiedere la trascrizione del neonato sui passaporti, visto che sono entrati nel paese in due e ne escono in tre o talora in quattro. I funzionari dell’ambasciata sono obbligati a trasmettere l’atto di nascita all’ufficio anagrafe del comune di residenza, dove dovrebbe essere trascritto, ma anche a segnalare a detto ufficio e alla Procura della Repubblica che probabilmente si tratta di un caso di Gpa. È al rientro in Italia, che scattano gli accertamenti: nel caso di una coppia gay l’unica cosa da accertare è chi sia il padre genetico (il partner, come indicato dalla Cassazione, potrà ricorrere all’adozione in casi particolari). Comprensibilmente più complesso l’accertamento nel caso di coppie etero. Ma l’aula del Senato ha approvato un ordine del giorno (G1.103) di Maurizio Gasparri che “impegna il Governo a garantire che le autorità italiane, nel legalizzare o ricevere atti di nascita di figli nati all’estero da cittadini italiani, verifichino se la nascita sia avvenuta tramite surrogazione di maternità”, impegno che riguarda soprattutto le coppie etero visto che sulle coppie gay non possono esserci dubbi.

Finora le criticità hanno riguardato unicamente la trascrizione degli atti di nascita. Con la nuova legge che sanziona la Gpa anche se realizzata all’estero i committenti saranno perseguiti penalmente.

“Coppia gay o etero, non sfugge nessuna” conferma l’avvocato Muccio. “Gli unici a non avere problemi sono i single che rientrano in patria con un bambino: vai a dimostrare che non l’abbiano avuto con una donna del posto che lo ha abbandonato alla nascita… E se i padri biologici sono loro hanno tutto il diritto di portarselo a casa”. Non potrebbe costituire una scappatoia?

Una clientela quella degli uomini single preferibilmente over 50, sia detto per inciso, sempre più interessante per il mercato dell’utero in affitto: come ha dichiarato a Quora Bill Houghton, fondatore e Ceo di “Sensible surrogacy” “quando ho iniziato nel 2012 avevo un cliente uomo e single al mese, ora ne ho anche 40”.

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