I prof meno pagati d’Europa per colpa dei sindacati

Ocse certifica un dato di fatto: il motivo principale per cui in Italia i docenti sono pagati poco è l’atteggiamento delle sigle della scuola con cui la sinistra ha stretto uno storico patto di malgoverno e che hanno sempre imposto la logica di contratti collettivi e retribuzioni identiche

La denuncia sui “prof meno pagati d’Europa”, fonte Ocse, è purtroppo vera e purtroppo non è una novità. Purtroppo non sono una novità neanche i commenti dell’opposizione, sembrano fatti con l’intelligenza (poca) artificiale: “Il governo continua a sottopagarli perché non crede al futuro del paese”, ha detto Schlein. Il che, purtroppo, è però un falso storico. La verità, ancora purtroppo, è che il motivo principale per cui in Italia i docenti sono pagati poco – fatti salvi i vincoli del debito e la generale arretratezza del paese – è esattamente l’atteggiamento dei sindacati della scuola con cui la sinistra ha stretto uno storico patto di malgoverno e che hanno sempre imposto la logica di contratti collettivi e retribuzioni identiche, bloccando la strada a ogni incremento di carriera (anche i tutor di oggi sono, dal punto di vista retributivo, una finzione).

E hanno, peggio ancora, barattato l’ingresso a pioggia di personale non selezionato (i precari) per gonfiare i numeri di un settore assistito. Ancora ci si batte per gli scatti di anzianità contro i premi al merito. L’Italia è il quarto paese per retribuzione e dei dirigenti scolastici. Ma secondo Repubblica “il dato rinfocolerà la contrapposizione insegnanti-presidi diventata forte a partire dalla Buona scuola renziana”. Per questa logica sindacalizzata, insegnanti e dirigenti scolastici (che hanno responsabilità persino penali diverse) dovrebbero guadagnare uguale. Manco la Cina di Mao. Il primo e unico tentativo di differenziare per merito e funzioni i docenti fu introdotto dalla Buona scuola, alla quale Cgil e vetero sinistra mossero guerra.

La Cgil definiva “inaccettabili” i meccanismi premiali, perché “invece sono di competenza della contrattazione”. “Contrattazione collettiva” è il totem per cui un insegnante vale come un altro, l’importante è che nessuno guadagni di più. Poi arrivò la ministra Valeria Fedeli (senza laurea, ops), sindacalista Cgil del tessile messa lì apposta per smontare la Buona scuola su reclutamento e retribuzioni. E ricominciarono i contratti a pioggia e le immissioni ferragostane di precari.

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