Fare a pugni con la realtà. Imane Khelif (che dovrebbe battersi con la nostra Angela Carini) e Lin Yu-ting, sono nate uomini. Perché lottare contro due atlete donne può essere molto pericoloso
E’ l’unfair assoluto. La slealtà sportiva al suo zenit. “Che cosa deve capitare perché questa follia si fermi?”, twitta JK Rowling: “Una boxer donna ferita in modo devastante? O uccisa?”. Due boxer trans (mtf, male to female, cioè nate biologicamente maschi) che ai Mondiali dell’anno scorso erano state escluse per non aver superato i “test di genere”, sono state invece ammesse a competere ai Giochi olimpici di Parigi. Imane Khelif, Algeria, dovrebbe battersi con la nostra Angela Carini mentre Lin Yu-ting, da Taiwan, si prepara a un incontro nella categoria 57 chili.
Una boxer messicana che aveva combattuto con Khelif ha dichiarato: “I suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo contro sparring partner uomini”.
Se l’International Boxing Association aveva escluso le due trans dalle competizioni, la Boxing Unit del Comitato olimpico ha adottato maglie più larghe e ha dato il suo ok. Si discute da tempo delle donne trans negli sport femminili. La lotta di organizzazioni globali come Save Women’s Sports e di alcune celebri atlete, come l’ex tennista Martina Navratilova, ha convinto la Federazione mondiale di nuoto e la World athletics, federazione internazionale di atletica leggera guidata da Sebastian Coe, a escludere le donne trans dalle gare internazionali nelle categorie femminili. C’è stato molto meno dibattito sugli sport da combattimento, dove però il rischio di lesioni gravi è decisamente più alto: alcuni studi hanno verificato che la potenza media dei pugni è del 162 per cento maggiore in chi ha attraversato la pubertà maschile. Il punto infatti non sono tanto i livelli di testosterone rilevati al momento della competizione quanto la struttura muscolare e ossea e la capacità cardiorespiratoria che differiscono nettamente tra un corpo maschile e un corpo femminile, a prescindere dai cambiamenti farmacologici o chirurgici successive allo sviluppo. Appare surreale dover dimostrare ciò che è piuttosto evidente al senso comune. I comitati olimpici di Algeria e Taiwan sono stati interpellati per un commento.