Quell’errore storico che unisce Spagna e Georgia

L’idea che il Caucaso e la Spagna abbiano un’origine comune è antica e risale a Strabone che notò come il nome Iberia fosse uguale in greco sia per la regione sud-caucasica che per i territori attorno all’Ebro. Una vicinanza che poi è riapparsa nel calcio

L’ottavo di finale tra Spagna e Georgia non è solo una partita dal risultato più o meno scontato. È l’incontro tra radici lontane nel tempo, uno di quei paradossi tra storia e calcio che solo le competizioni internazionali riescono a creare. La penisola iberica infatti richiama quel Regno di Iberia – corrispondente all’attuale Georgia sudorientale – che è arrivato fino al 580, una coincidenza tale che spesso ha fatto sì che si credesse in un legame tra Caucaso e Pirenei.

Le due Iberia per caso

L’idea che il Caucaso e la Spagna abbiano un’origine comune è antica e risale a Strabone che notò come il nome Iberia fosse uguale in greco sia per la regione sud-caucasica conosciuta come Cartalia che per i territori attorno all’Ebro in quella che oggi è la Catalogna. C’è da capire il contesto: i primi geografi, utilizzando la nozione di simmetria geografica, credevano che i popoli situati agli estremi opposti della Terra condividessero tratti culturali specifici. Questa idea ha avuto una forte presa per secoli: Giovanni l’Iberico, ad esempio, decise di recarsi in “Hispania” perché aveva sentito che lì vivevano numerosi parenti dei georgiani. Tra le similitudini più importanti, si riteneva vi fosse la lingua. In realtà non è così e, senza entrare nei dettagli sul perché il carteliano e il basco non possano essere correlati, è importante ricordare quanto siano comuni le le somiglianze casuali di parole tra lingue assai lontane. Più banalmente, in entrambi i casi, i nomi non erano quelli originari dei propri abitanti, ma quelli creati da stranieri, i Greci, che presero una parola e la alterarono per adattarla ai suoni della propria fonetica.

Dalla Georgia in Spagna

Chissà se Khvicha Kvaratskhelia si è mai posto questo dilemma sulla due Iberia, lui che sì ha un collegamento reale con la Spagna che conta. È quello del calcio, il Barcellona lo brama da mesi e il Napoli passerà una lunga estate nel capire se vincerà la volontà di trattenerlo o il suo desiderio di giocare la Champions League nella prossima stagione. La tentazione è forte, lo sanno quei numerosi accademici e teologi georgiani che, durante il Medioevo, si recarono in Spagna per studiare nei prestigiosi collegi di Toledo e Salamanca. Le loro traduzioni su scienza, filosofia e medicina regalarono libri che in patria ebbero un impatto straordinario sulla crescita della cultura e del sapere georgiano. Una storia simile a quella che ha raccontato il tecnico Sagnol nei giorni scorsi quando ha voluto sottolineare che i suoi giocatori provengono da investimenti fatti 15 anni fa. Ciò che è più interessante è che non si tratta semplicemente del sistema di accademie copiato da Spagna o Germania.

L’anomalia del calcio georgiano

Il calcio georgiano è un’anomalia sotto molti aspetti: Kvaratskhelia ha raccontato al “New York Times” che l’abilità individuale e l’espressività sono una parte fondamentale della cultura georgiana, e questo è ciò che la federazione calcistica ha voluto introdurre nel proprio calcio. Ancora una volta la traduzione tecnica di quello che è stato fatto nella penisola iberica. Stavolta si parla di calcio, certo è scienza anche il gioco del pallone, ma mantenendo quelle peculiarità che superano i limiti di una squadra che era destinata a essere la Cenerentola di un europeo dove invece è già diventata protagonista. Vincerà la Spagna, ma la Georgia c’è.

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