“Dopo il flop i 5 stelle fanno casino per fare vedere che non sono morti”. Parla Padellaro

"Mah, credo che ormai Conte e il M5s siano entrati, come canta Vasco, nella fase ‘siamo ancora qua’, in pratica certificano la loro esistenza in vita facendo casino”. Antonio Padellaro, già direttore dell’Unità e co-fondatore del Fatto quotidiano, oggi firma del giornale diretto da Marco Travaglio, non dà grande retta alle grida di “squadrismo fascista” che si sono levate ieri dopo la zuffa  alla Camera di due giorni fa. Quella durante la quale il deputato del M5s Leonardo Donno, che stava andando ai banchi del governo per consegnare al ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli una bandiera italiana, è stato colpito, pare, da un pugno del collega leghista Igor Iezzi (sospeso ieri per 15 giorni dall’ufficio di presidenza della Camera). Ieri a Montecitorio per tutta la seduta i deputati delle opposizioni hanno condannato l’episodio definendolo “un’aggressione squadrista”. La deputata grillina Susanna Cherchi addirittura, con un tocco di pathos, ha persino sostenuto che Donno è stato aggredito con “un colpo vietato anche nella lotta libera, poteva morire Leonardo, potevano ucciderlo”. Mentre il suo collega Riccardo Ricciardi ha gridato contro la maggioranza: “Abbiano il coraggio di dire quello che realmente sono: dei fascisti”, facendo scoppiare  una nuova bagarre con le opposizioni a intonare “Bella ciao“’” e a gridare “Fuori i fascisti dal Parlamento”. 
Ma davvero Iezzi e la Lega sono come i picchiatori fascisti negli anni venti del novecento? “Ma non scherziamo”, dice Padellaro. E però la zuffa c’è stata, anche il pugno. “Certo – argomenta l’ex direttore del Fatto – ma onestamente sono cose che guardo con indifferenza. Non mi appassionano né mi scuotono, né mi sorprendono, credo che un po’ in tutti i parlamenti ci siano momenti di tensione in cui si fa casino, non voglio fare quello che dice ‘sapesse ai mie tempi’, ma ne ho viste tante di zuffe e risse del genere. Quando c’è un po’ di passione – prosegue Padellaro – si può anche andare fuori dalle righe, avere scatti di rabbia, l’importante è che non ci siano episodi di violenza vera, qui invece rischiamo di finire nel pigro ‘oddio dove siamo caduti’”.

Eppure il capo del M5s, Giuseppe Conte, con una diretta sui social, è arrivato a dire: “Ieri è stata scritta una delle pagine più brutte della storia del Parlamento”. Poi  ha chiamato alla mobilitazione: “Scenderemo con i tricolori in piazza martedì prossimo, 18 giugno, in piazza Santi Apostoli a Roma, e ci ritroveremo con le altre forze di opposizione per ribadire il nostro no all’autonomia differenziata, a questo clima intimidatorio, a queste aggressioni”. “Ripeto – dice ancora Padellaro – in questo momento il M5s vuole far dimenticare il disastro e la sconfitta di queste elezioni. Cercano di dire con i comportamenti: ‘siamo ancora qui, siamo sempre gli stessi, non cederemo di un millimetro’. E’ come se volessero dimostrare che la sconfitta non ha lasciato segni, quando è evidente che ne ha lasciati eccome”. Stiamo per assistere a una nuova fase barricadera? Sarà un movimento più alla Di Battista? Si torna sui balconi? “E’ possibile – risponde Padellaro – potrebbero anche ricominciare a essere più arrembanti, questa tentazione ci sarà senz’altro, ma sarebbe solo un remake stanco che non cambia la natura dei problemi, né li risolve”. Che dovrebbero fare, dunque, Conte e i suoi? “La verità – conclude il giornalista del Fatto – è che si è esaurita la spinta propulsiva di quel partito e adesso bisogna trovarne una nuova, magari spingendo su temi forti, dal salario minimo alla battaglia contro il premierato, nella quale i 5 stelle possono essere la punta di lancia dell’opposizione. Temi su cui battagliare non mancano, mettersi a fare le sceneggiate in Parlamento invece non penso possa riportare l’elettorato perduto”. 

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