Sulle auto cinesi l’Europa va in tilt: i dazi aumentano, i sussidi restano

La Commissione europea alzerà i dazi sulle auto elettriche cinesi fino al 48 per cento, giusto un pelo sotto il 50 per cento fissato da Joe Biden negli Stati Uniti. La decisione, annunciata ma non ancora adottata, fa seguito alla conclusione dell’indagine svolta da Bruxelles sui sussidi di Pechino ai suoi carmaker. Al dazio del 10 per cento già in vigore si aggiungerà una componente compresa tra il 17 e il 38 per cento, specifica di ciascun produttore, stabilita anche in funzione della disponibilità con cui le singole aziende hanno collaborato all’indagine europea.

Alla misura si è a lungo opposto il governo tedesco, che ancora adesso spera di mitigarne o ritardarne l’impatto. Assieme a Berlino, anche la Svezia e l’Ungheria hanno cercato di fermare una mossa voluta soprattutto dalla Francia. Nonostante queste resistenze, Bruxelles ha tirato dritto e adesso la palla è in mano a Pechino. C’è tempo fino al 4 luglio per trovare un accordo, che però difficilmente vedrà un cedimento da parte dei cinesi. Il ministro del Commercio ha espresso “grande preoccupazione e sconcerto” e ha accusato la Commissione di “politicizzare e trasformare in un’arma alcune questioni economiche e commerciali”, attraverso “l’invenzione dei cosiddetti sussidi. Questo è protezionismo nudo e crudo”. Il paradosso, come ha notato anche Chicco Testa su Twitter, è che “la Ue mette dazi importanti sulle auto elettriche cinesi. Che verranno comprate grazie agli incentivi dello stato italiano che così di fatto paga il dazio per conto degli automobilisti”.

Infatti, a dispetto dei dazi i veicoli cinesi resteranno competitivi: si stima che l’inevitabile aumento dei prezzi farà scendere le vendite. In sostanza, la politica industriale e commerciale entra in conflitto diretto con quella climatica: se vogliamo proteggere l’industria europea dobbiamo rallentare la decarbonizzazione e viceversa. Non solo: le auto elettriche oggi sono incentivate e, dal 2035, saranno pressoché obbligatorie. Forse, anziché tappare il buco con una pezza ancora peggiore, sarebbe meglio evitare di aprirlo.

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