Scioperi e occupazioni: finisce così l’Intifada studentesca

Dopo sei settimane di “accampamento pacifico” alla California University di Los Angeles, i manifestanti filopalestinesi hanno assunto il controllo di un edificio del campus ieri pomeriggio, bloccando i dipendenti a cui è stato detto di rifugiarsi sul posto per ore. L’ufficio della rettrice, Berenecea Johnson Eanes, si trovava nell’edificio. Le finestre sono state vandalizzate, i mobili del campus ribaltati e le porte bloccate. L’università era piena di forze dell’ordine, con gli elicotteri in cielo. Non male per tanto pacifismo.
 

Migliaia di dipendenti accademici dell’Università della California, iscritti al sindacato dello United Auto Workers, avevano scioperato in sei campus per protestare contro la risposta degli amministratori alle proteste filo-palestinesi e in segno di solidarietà con gli studenti. Lo sciopero selvaggio doveva essere una dimostrazione di lealtà ideologica verso gli studenti che manifestano contro Israele. Le richieste del sindacato includevano il disinvestimento universitario da “aziende che traggono profitto dalle sofferenze di Gaza”.
 

Il presidente del sindacato locale della United Auto Workers Rafael Jaime, uno studente laureato all’Università della California, aveva dichiarato che l’obiettivo del sindacato è “massimizzare il caos e la confusione per il datore di lavoro”. Sta avendo successo (non è poi diverso da qualsiasi altro sciopero).
 

Così dunque finisce la famosa “Intifada studentesca”, con il “proletariato accademico” (copyright Wall Street Journal) che sciopera, l’occupazione violenta delle università e l’interruzione della sola funzione che dovrebbero avere i templi accademici: fare lezione.

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