Responsabilità, colpe, passi indietro: processo al Terzo polo che fu. E la sentenza è senza appello

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Con la medesima amicizia che Claudio Velardi e Chicco Testa dichiarano nei confronti di Renzi e Calenda, che so essere sincera, vorrei rivolgermi a loro per manifestare tutta la mia delusione per un’analisi così palesemente ingiusta e non degna della loro qualità umana. Come è ovvio si possono avere tutte le riserve e manifestare qualunque critica nei confronti di Renzi, il quale peraltro si presta spesso, a causa della sua “nettezza e decisione” nelle scelte a fornire elementi di critica non solo agli avversari, ma anche ai suoi amici. Come è ovvio si può muovere qualunque critica rispetto all’azione politica di Renzi nel corso di un decennio. Tutto assolutamente lecito e rispettabile. Quello che ho trovato tecnicamente non onesto sul piano intellettuale è la scrittura di una lettera fondata su una premessa che gli stessi autori sanno perfettamente essere falsa e che ha come unica ragione quella di far apparire e apprezzare il ragionamento come credibile in quanto equidistante. Tanto appare chiaro quello che dico che gli autori stessi affermano testualmente, dopo aver fatto tutta la lunga premessa di accuse, “non ci interessa analizzare chi porta le responsabilità maggiori”. Non interessa? Ma come fa a non interessarvi! Avreste scritto questa lettera se la lista Stati Uniti d’Europa avesse preso per esempio il 7 per cento? Avreste chiesto passi indietro se questo progetto politico avesse avuto un successo elettorale? Ovviamente no. E allora come fate a non essere interessati ad analizzare di chi è, in questa occasione, la responsabilità di questa durissima sconfitta. E che credibilità ha il vostro appello se pilatescamente evitate di farla questa analisi? E’ lecito chiedere passi indietro a Renzi e Calenda, altroché! Magari, sempre per con onestà intellettuale, si poteva segnalare che proprio Renzi qualche ora prima aveva detto esattamente la stessa cosa. Ma farlo facendo una premessa tecnicamente non vera (e ciascuno può facilmente verificare che non è vera andando a leggere gli atti e le decine e decine di dichiarazioni che testimoniano che il responsabile di quanto accaduto è uno solo: Carlo Calenda, che ha perennemente e irresponsabilmente nel modo più miope immaginabile rifiutato di accogliere l’appello di Emma Bonino) è per me davvero deludente perché conosco il valore di Claudio e Chicco e sono abituato a riflessioni decisamente più valide coraggiose e credibili. Altro che non ci interessa analizzare. Avete invece il dovere di analizzare. Poi, una volta che avete analizzato, e detto la verità, io sottoscrivo con voi l’appello al passo indietro. Ma prima la verità deinde philosophari.

Roberto Giachetti


deputato di Italia viva

Il passo indietro di Renzi c’è stato. Serve quello di Calenda. Calenda lo ha annunciato in una riunione a porte chiuse, durante la quale ha detto di essere disposto a farlo nel caso fosse necessario, cosa che poi ha smentito pubblicamente. Ma la strada è quella. Passi indietro e primarie per scegliere il leader. Tertium (polum) non datur.


Al direttore – Chicco Testa e Claudio Velardi propongono un disarmo bilaterale tra Renzi e Calenda per arrivare a una nuova unitaria formazione liberaldemocratica. Soggiungo che il disarmo dovrebbe essere trilaterale – +Europa porta temi essenziali dell’arcipelago liberale ma è meglio evitare un solipsismo radicale – e che il punto forte non possono che essere le primarie o strumenti simili. Non sono un fan, ma organizzare un congresso costitutivo mi sembra molto duro a breve termine. Quanto agli attuali leader, credo che la loro personale generosità per far nascere una formazione liberaldemocratica rilevante e duratura si sposi con il loro self-interest, come se fossero mossi da una mano invisibile, insomma.

Alessandro De Nicola

Al direttore – Condivido in pieno la sua sensazione di sentirsi frastornato dal fallimento del fu Terzo polo, sentimento che sicuramente accomuna tutti coloro che non condividono l’attuale falso bipolarismo privo di idee. Ho quindi letto con vero piacere la lettera in cui Testa e Velardi chiedono le dimissioni di entrambi i due leader per manifesta incapacità nella realizzazione del progetto stesso. Fra gli elettori liberaldemocratici, più o meno orientati verso una sinistra moderata, alcuni hanno votato turandosi il naso (essendo evidente che né per Renzi né per Calenda c’era vera convinzione su di un progetto che avrebbe dovuto travalicare ogni diatriba personale), mentre altri, offesi dal tradimento dopo le ultime elezioni politiche, per protesta hanno disertato le urne o votato Pd o addirittura Forza Italia. Quello che stupisce è che nessuno dei due leader si sia sentito istintivamente e autonomamente in dovere di mettersi immediatamente da parte in quanto coresponsabile della sonora sconfitta di un’intera area ideale e politica. Cordialmente.

Giovanni Foschi


Al direttore – Ho trovato di esemplare chiarezza il suo odierno commento sulle europee. Il rigore del ragionamento svolto, finanche il modo di esprimere i giudizi che invita con serenità al confronto delle idee, costituiscono una rarità nel panorama giornalistico italiano. Desideravo che lei ricevesse questo mio apprezzamento, sicuramente condiviso dai vecchi e nuovi lettori del suo quotidiano. Tramortito e confortato.

Massimo Pasquinelli

Tramortito ma confortato. Anche da lei. Grazie.

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