Bari, dalla nostra inviata. L’agenda del G7 a guida italiana è cambiata spesso negli ultimi giorni, anche a causa del vertice in Svizzera sull’Ucraina che inizia sabato, ma i fuori programma sono un classico dei mega eventi come questo. La presidente del Consiglio e presidente di turno della piattaforma delle grandi economie, Giorgia Meloni, è arrivata a Borgo Egnazia, in Puglia, dopo il boost dei risultati alle elezioni europee e con qualche giorno di anticipo rispetto all’inizio dei lavori di oggi, accompagnando a sorpresa la sua sherpa G7 Elisabetta Belloni (ormai sempre più vicina alla premier), arrivata in Puglia già lunedì per negoziare gli ultimi dettagli dichiarazioni finali. Nel resort infatti, in completo isolamento di sicurezza, fino all’altra notte sono andati avanti i negoziati a livello sherpa sul testo del comunicato finale che verrà pubblicato al più tardi venerdì. Ed è proprio l’altra notte che è apparsa all’improvviso la notizia di un possibile depotenziamento del paragrafo 43 della dichiarazione di Hiroshima, cioè il comunicato finale del G7 a guida giapponese dello scorso anno, nella parte in cui si parla del “diritto all’aborto”.
Ieri, da Bruxelles, è iniziata a circolare una notizia su una proposta di modifica da parte italiana: “Affermiamo l’importanza di preservare e assicurare l’accesso effettivo all’aborto legale sicuro e alle cure post aborto”, era la formulazione prevista nella bozza iniziale della dichiarazione finale del G7, e secondo alcune fonti diplomatiche, nell’ultima versione che i diplomatici stanno negoziando “la frase sull’aborto è scomparsa”. La notizia è arrivata sulla stampa nazionale. Ma secondo quanto raccolto dal Foglio, quel passaggio del comunicato G7 in realtà rimarrà invariato. Sarà esattamente lo stesso di Hiroshima. A quanto pare, a tarda notte, sul finire dei colloqui, la delegazione francese avrebbe proposto di irrobustire la parte sul diritto all’aborto chiedendo l’introduzione di un nuovo concetto non previsto a Hiroshima, ovvero “diritto fondamentale all'aborto”. La stessa espressione inserita nell’aprile scorso dalla Francia di Macron nella sua Costituzione.