Ecco come i treni possono dare lezioni di mercato (ma non ditelo a Urss)

L’Italia (benché sovranista, conservatrice, scherzosamente ma anche permalosamente sovietizzante) si appresta a fare tris nella concorrenza ferroviaria, quando già il bis rappresentava un record mondiale. Sulle linee nazionali dal 2026 arriveranno anche gli ottimi treni veloci gestiti dalla Sncf Voyagers, la società (statale) francese per il trasporto passeggeri, con l’obiettivo di raggiungere il 15 per cento del mercato, già molto florido, con 59 milioni di persone trasportate ogni anno. Un buon affare per Rfi, la società italiana titolare della rete, che ha ricevuto la domanda di ingresso del nuovo protagonista del trasporto ferroviario e ha dato il via libera, e che ora avrà ancora maggiori entrate dagli utenti dei suoi binari. E un buon affare, si può immaginare, anche per chi deve viaggiare in Italia, gli effetti della concorrenza a due sono già stati ottimi, arrivando a tre ci attendiamo colpi di genio. E un’ulteriore razione di vitalità per le grandi stazioni e di buoni affari per gli ne gestisce gli spazi. Fuori dalla stazione, però, lo sappiamo, c’è la beffa di tanti treni concorrenziali a consegnare passeggeri a tassisti monopolisti e protezionisti. Ma, come il Foglio scrive da qualche tempo, l’offerta di mercato nella mobilità si muove anche sottotraccia. Ad esempio con gli accordi diretti.
 

I grandi alberghi e gli organizzatori dei grandi eventi sono tentati dall’organizzazione in proprio dei trasferimenti, mentre Italo, il treno che ha portato la concorrenza in Italia, sarebbe prossimo a un accordo con Uber per il cosiddetto ultimo miglio, insomma, per garantire ai suoi passeggeri mani e tempi sicuri per il trasporto da stazione a destinazione. Ed è probabile che Trenitalia si attrezzi con qualcosa di simile. Per contrastare il racconto horror ma diffusissimo e del tutto veritiero sul tempo di attesa del taxi che supera quello trascorso sul treno. È la concorrenza e non saranno certo le organizzazioni tassiste a fermarla.

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