Caos elezioni, ecco la commissione d’indagine

Arriva l’ordinanza del sindaco Gualtieri per far luce sul pasticcio durante lo scrutinio. La presiederà un dirigente di Agid

Non poteva che finire così. Ieri mattina il sindaco Roberto Gualtieri ha firmato un’ordinanza per istituire una commissione d’indagine. Dovrà fare luce su quanto accaduto tra domenica e lunedì quando i sistemi informatici del servizio elettorale di Roma Capitale sono andati in tilt. Una vicenda che impedirà non solo a Roma, ma a tutta Italia, di avere un risultato ufficioso definitivo, prima delle verifiche che l’ufficio elettorale circoscrizionale presso la corte di Appello di Roma, che si è insediata martedì pomeriggio, farà su i dati di tutte le 2.599 sezioni elettorali capitoline, comprese le 78 che dopo il pasticcio di domenica ancora mancano all’appello, lasciando monco il dato su voti e preferenze delle elezioni europee nel nostro paese.

La commissione voluta da Gualtieri sarà presieduta da Luca Ventura, dirigente dell’area Protezione tecnica dei servizi e dei sistemi dell’Agenzia per l’Italia digitale. Con lui faranno parte della commissione anche due altri dirigenti dell’amministrazione capitolina: il vicesegretario generale Gianluca Viggiano e il direttore del dipartimento Organizzazione e Risorse umane Angelo Ottavianelli. Entro dieci giorni dovranno fornire al sindaco un primo report ed entro 30, dopo i necessari accertamenti, sarà redatta una relazione dettagliata.

I problemi sono cominciati nella notte tra domenica e lunedì, nella fase finale dello spoglio nei seggi. Dopo l’inserimento nel sistema informatico dei servizi elettorali del Campidoglio, delle prime 800 sezioni il sistema è andato in bug. Quando si inserivano le informazioni sintetiche sui risultati del singolo seggio il sistema restituiva informazioni diverse, confondendo non solo il numero di sezione, ma anche il municipio di appartenenza. Da quel che risulta a questo giornale, era la prima volta che veniva usato questo sistema informatico. Non era insomma lo stesso utilizzato l’anno scorso in occasione delle elezioni regionali e di tutte le precedenti tornate elettorali. I contratti con Accenture e altre due società consorziate con la gigantesca società di consulenza per la fornitura e la gestione del servizio al comune sono stati firmati dal direttore generale del Campidoglio Paolo Aielli. Adesso, dopo l’analisi della commissione, l’Avvocatura capitolina valuterà se ci sono gli estremi per la rescissione del contratto.

Presidenti, scrutatori e dipendenti comunali comunque sono stati trattenuti nei seggi fino alle 4 del mattino, poi, una volta capito che il problema non riusciva ad essere superato, le schede sono state invitate in blocco alla Fiera di Roma. E proprio da dentro i capannoni della Fiera che lunedì in mattinata, quando ormai da tutta Italia arrivavano al Viminale non solo i voti ma anche le preferenze sezione per sezione, è ripreso lo spoglio, una volta che il bug al sistema informatico era stato superato. Il Campidoglio ha istituito una task force, dando mandato a tutti i dipartimenti e i municipi di fornire quattro dipendenti ciascuno da spedire alla Fiera di Roma. E così i numeri hanno cominciato ad essere aggiornati anche sul portale del ministero degli Interni, Eligendo. Alla fine però sono lo stesso mancati all’appello i risultati di 78 sezioni elettorali. Dati che non saranno disponibili fino al termine della verifica definitiva – quella che mette il bollino del l’ufficialità sul risultato – dell’ufficio elettorale circoscrizionale presso la corte di Appello. Come mai? Spiega l’assessore al Personale e ai Servizi al territorio Andrea Catarci: “Purtroppo l’inserimento dei dati è stato fatto utilizzando i modelli 121, quelli che indicano sinteticamente i risultati complessivi di ogni singola sezione. Alcuni erano incomprensibili, magari con più voti espressi dei votanti, erano bianchi o con altri errori materiali dei presidenti di seggio”. Normalmente i modelli 121 sono consegnati dai presidenti di seggio ai rappresentanti del sindaco presenti in ognuno dei 510 plessi scolastici che ospitano il voto a Roma. I rappresentanti dei sindaco li dettano ai digitatori, uno per ogni scuola, che li inserisce nel sistema informativo. “In questo modo – prosegue Catarci – se qualcosa non torna, il rappresentante del sindaco lo fa presente al presidente di sezione che ricontrolla i verbali e corregge eventuali errori materiali. In questo caso invece i modelli 121 sono stati inseriti dalla task force, ma alcuni erano bianchi o con dati incoerenti. Risalire all’errore però non era possibile perché il resto del materiale elettorale era già sigillato e solo l’ufficio elettorale del tribunale ha l’autorità per riaprire le buste con schede e verbali”.

Catarci, che in giunta è l’esponente di Avs, queste cose le ha dovute spiegare anche all’ex sindaco Ignazio Marino, candidato del partito di Fratoianni e Bonelli, che è andato alla Fiera di Roma per denunciare quello che stava accendendo. Senza sapere forse che il responsabile politico che stava cercando di risolvere la situazione era un suo compagno di partito: “A Marino – racconta Catarci – ho spiegato che l’unico elemento di disordine in realtà era lui, si è messo a indicare il blocco di cartaccia che si crea quando si aprono i plichi, delirando che in realtà fossero milione di schede ancora da scrutinare, ho provato a spiegargli che se fosse stato così andavamo tutti in galera o eravamo in qualche paese poco democratico del Sud America”.

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