Ancora buone notizie dal mercato del lavoro

I 394 mila lavoratori in più rispetto al 2023 indicano al governo una direzione chiara

A voler trovare il pelo nell’uovo, la nota stonata, l’unico dato negativo del mercato del lavoro riguarda la cassa integrazione (Cig): nel primo trimestre 2024, le imprese industriali e dei servizi privati hanno utilizzato 7,8 ore di Cig ogni mille ore lavorate, in aumento di 1,3 ore rispetto allo stesso trimestre del 2023. Il dato, coerente con il calo della produzione industriale, riguarda esclusivamente l’industria che ha usato 16 ore di Cig (4,2 ore in più rispetto al primo trimestre 2023) mentre nei servizi sono state usate 2,4 ore (in calo di 0,5 ore).

Per il resto, i dati del mercato del lavoro del primo trimestre 2024 diffusi dall’Istat sono tutti positivi: aumentano gli occupati (+75 mila rispetto al trimestre precedente e +394 mila rispetto all’anno precedente) a causa soprattutto dell’incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (+92 mila rispetto al trimestre precedente e +457 mila rispetto all’anno precedente).

Al contrario, diminuiscono i dipendenti a termine (-49 mila rispetto al trimestre precedente e -132 mila rispetto all’anno precedente) e si riducono i disoccupati (-55 mila negli ultimi tre mesi e -123 mila nell’ultimo anno).

Sempre rispetto al primo trimestre del 2023, la crescita delle posizioni dipendenti è più forte tra i contratti full time rispetto a quelli part time e quindi, complessivamente, aumentano sia le ore lavorate (+1,5 per cento su base annua) sia le ore lavorate pro capite (+0,4 per cento). Il trend prosegue anche dopo il primo trimestre: i dati provvisori di aprile indicano un’ulteriore accelerazione degli occupati di 84 mila unità rispetto al mese di marzo.

L’altro fenomeno positivo di un mercato del lavoro in salute riguarda il rinnovo dei contratti e, quindi, il recupero del potere d’acquisto complice l’attuale fase di bassa inflazione: come ha evidenziato il presidente del Cnel, Renato Brunetta, nel 2023 sono stati sottoscritti 44 rinnovi di Ccnl, il numero più alto degli ultimi 12 anni.

Dovrebbe essere la priorità della politica e di tutto il sistema produttivo, sia dal lato datoriale sia sindacale, anche per il 2024.

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