L’aumento dei dazi Ue sulle auto elettriche cinesi. Tra polemiche e contraddizioni

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L’Ue avvia la partita commerciale con la Cina sui veicoli elettrici, con la proposta da parte della Commissione di un forte rialzo dei dazi sull’importazione dei prodotti cinesi, indicati nel provvedimento con i nomi delle aziende. La decisione va incontro alla sensibilità del nuovo Parlamento e anche a parte del nuovo Consiglio, perché contrasta la serie di misure tutte favorevoli alla motorizzazione elettrica adottate negli ultimi anni. Potrebbe anche logicamente portare a un rinvio della data di passaggio al tutto elettrico in Ue, ora fissata al 2035, termine molto ravvicinato. È sensato segnalare come questa nuova impostazione europea dia luogo a contraddizioni che sfiorano il ridicolo, ma una volta avviata la nuova politica anche il resto delle misure incentivanti potrebbe essere gradualmente rivisto. Questo non eliminerà del tutto contraddizioni e scivoloni nella comicità involontaria, ma comporterà una necessaria riflessione generale su tempi e modi della transizione e questo potrebbe essere un fatto positivo. Da parte cinese si parla di profonda delusione e si litiga nell’Ue, i tedeschi mugugnano e gli ungheresi contestano

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1
Emmanuel Macron si guarda intorno e vede un bel po’ di contraddizioni nei campi che si stanno formando in Francia. Il presidente, che rifiuta lo spirito della sconfitta è pronto a impegnarsi direttamente in una campagna molto difficile ma da cui possono arrivare straordinarie sorprese. In ogni caso la prova delle urne e ancora di più quella delle responsabilità di governo non potrà che giovare alla chiarezza e alla capacità operativa della democrazia francese. E la Banca centrale di Francia già lancia avvertimenti sui conti pubblici in nome della stabilità finanziaria (e i lepenisti già non parlano più di anticipo pensionistico a 60 anni, insomma già fanno come i leghisti e la loro marcia indietro sull’abolizione della legge Fornero). Intanto Eric Ciotti blinda la sede del partito gaullista, in un crescendo di polemiche e contrasti interni. Anche i dipendenti del partito sono rimasti fuori dalla porta, per loro sarebbe la sede di lavoro. E poco dopo l’ufficio politico, riunitosi evidentemente da qualche altra parte, ha espulso Ciotti dal partito. 

Fatto #2
In Senato confronto duro su riforma istituzionale e autonomia differenziata

Fatto #3
Joe Biden recupera nei sondaggi

 

Oggi in pillole

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