Come è stata organizzata l’operazione per liberare quattro ostaggi israeliani

Due luoghi di detenzione diversi a duecento metri di distanza, le squadre hanno operato simultaneamente. Lo scontro a fuoco con Hamas che aveva messo i prigionieri in un’area abitata da civili, la morte dell’ufficiale israeliano e le vittime a Gaza

L’operazione “Semi d’estate” per portare fuori dalla Striscia di Gaza quattro ostaggi – Noa Argamani, Almog Meir Jan, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv – era stata pianificata dall’esercito, dai servizi di sicurezza dello Shin Bet e dalla polizia di frontiera. Oggi alle 11 ora israeliana, quando in Italia erano le 10, è stato dato l’ordine agli ufficiali dell’unità speciale della polizia israeliana Yaman di fare irruzione in due edifici di Nuseirat, che si trova al centro della Striscia di Gaza. Gli ostaggi si trovavano in due edifici diversi, distanti l’uno dall’altro duecento metri, gli ufficiali della Yamam e dello shin Bet hanno deciso di colpire entrambi i siti contemporaneamente: agire in modo separato avrebbe potuto mettere Hamas nella condizione di uccidere gli ostaggi una volta a conoscenza dell’operazione di salvataggio.

Noa Argamani si trovava sola nella casa di civili di Gaza, gli altri tre ostaggi erano in un’abitazione separata, probabilmente Hamas paga le famiglie locali per tenere gli ostaggi nelle loro case. Il salvataggio di Almog, Andrey e Shlomi è stato più complicato, è scoppiata una grande sparatoria, durante la quale è stato ferito Arnon Zamora, ufficiale dell’unità Yamam e comandante della della squadra che ha fatto irruzione nel secondo edificio.

I tre ostaggi e Zamora sono stati portati in un veicolo camuffato mentre erano sotto il fuoco di Hamas, durante la fuga il veicolo è rimasto bloccato ed è dovuta intervenire una seconda squadra che ha consentito ai tre ostaggi e a Zamora di allontanarsi: l’ufficiale è morto poche ore dopo in Israele.

Per fermare gli israeliani, Hamas ha usato armi da fuoco, missili antiaereo e lanciarazzi, le truppe di terra e l’aeronautica di Tsahal si sono aggiunte all’operazione, gli attacchi sono stat forti e sono morti diversi civili palestinesi, secondo Hamas duecento. Gli ostaggi erano tenuti in un’aerea abitata da civili, questo ha aumento il rischio dell’operazione.

Secondo Axios gli Stati Uniti hanno contribuito a dare informazioni utili a localizzare e liberare gli ostaggi, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha detto che i negoziati per il rilascio degli altri ostaggi e il cessate il fuoco sono ancora in corso, ha fatto riferimento all’ultima proposta israeliana e ha aggiunto: “Questo accordo ha il pieno appoggio degli Stati Uniti ed è stato approvato da paesi di tutto il mondo, tra cui il G7, l’Arabia Saudita, la Giordania, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, così come i sedici paesi i cui cittadini sono ancora detenuti da Hamas. Devono essere tutti rilasciati, ora”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.

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