Busia: “Bene l’IA per gli appalti, ma bisogna garantire la trasparenza”

La capacità dell’Italia di spendere le risorse del Pnrr e l’innovazione adottata dalla pubblica amministrazione sono i due argomenti intorno ai quali il presidente dell’autorità nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, ha sviluppato il suo intervento intervistato da Ermes Antonucci durante la Festa dell’Innovazione del Foglio. “Con il Pnrr abbiamo investimenti straordinari e l’essenziale è spenderli bene, ma vanno anche spesi in fretta, con tempi che la nostra macchina amministrativa e la nostra macchina imprenditoriale non erano abituate ad avere. Abbiamo aperto molti cantieri ma ora siamo all’inizio della salita e la strada sarà più complessa”, ha detto Busia.

È giusta e doverosa l’idea di spendere in tempi certi queste risorse ma compensiamo i tempi con la maggiore trasparenza, che vuol dire chiarezza e selezione delle imprese migliori a vantaggio del pubblico“, ha aggiunto il presidente dell’Anac, che si è poi soffermato sulla necessità di approcciarsi alla programmazione del Pnrr guardando ai benefici del paese e non alle convenienze elettorali. “Sono passati tre governi: si sono ritrovati a chiedere i soldi e capire come gestirli. Ma i programmi devono superare la contingenza del governo: questo sarà il lascito maggiore che il Pnrr può darci. La fase più difficile inizia ora: o remiamo nella stessa direzione o non riusciremo a superarla”, ha concluso.

Per quanto riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito degli appalti, a cui fa riferimento il nuovo codice degli appalti, il presidente dell’Anac ha detto che si tratta di una possibilità positiva su cui esercitare attenzione. “È un codice estremamente innovativo che permette ai decisori pubblici di comprare algoritmi e sarà utilizzato sempre di più per decidere: per esempio quale impresa prende il contratto oppure nella scuola a chi assegnare le cattedre”. Ma proprio per questo, secondo Busia, è necessario garantire controllo e trasparenza: “Il pubblico deve usare queste tecnologie, lo dico vestendo i panni di un’autorità che si preoccupa della trasparenza. Però – sottolinea – si pone un problema delicatissimo: si prevede che chi fornisce il software debba indicare il codice sorgente, ma quante persone sono in grado di capirne il funzionamento? Il problema che si pone è che quell’impresa che si vede scavalcata in graduatoria potrebbe non accettare questa opacità dal pubblico. Il tema dell’intelligenza artificiale in questo ambito è quindi quello della trasparenza algoritmica: capire il perché delle decisioni”.

Leave a comment

Your email address will not be published.