Rocca: “Toti va difeso. Sulle liste d’attesa il governo fa come il Lazio”

Dopo il voto del Consiglio regionale della Liguria il presidente della regione Lazio dice: “Adesso rispettare questa volontà”. E promuove il decreto del governo sulla sanità

“Penso che il presidente Toti possa valutare meglio di chiunque altro cosa sia meglio per la sua regione, siamo con lui”. Francesco Rocca, presidente del Lazio si schiera al fianco del suo collega ligure, Giovanni Toti. Ieri il Consiglio regionale ha respinto – il centrodestra ha votato compatto – la mozione di sfiducia delle opposizioni. Toti ha inviato una lettera in cui ha difeso il suo diritto a non essere defenestrato per via giudiziaria. Il senso politico lo ha tracciato il suo vice, il leghista Alessandro Piana: “Abbiamo tutte le carte in regola per rimanere fino a fine mandato”. Rocca invita tutti ad accettare più che il verdetto dei magistrati (che non c’è), quello del Consiglio: “Come tutte le assemblee elettive, è sovrano e la decisione di bocciare la mozione di sfiducia va rispettata”.



Il presidente del Lazio è particolarmente euforico anche per un altro fatto avvenuto ieri. Il governo ha appena approvato una decreto per la riduzione delle liste d’attesa della sanità, un provvedimento da tempo auspicato dalle regioni e che, dice: “è in sintonia perfetta con le politiche per la salute che la nostra giunta ha varato con l’obiettivo di affrontare il problema dei problemi che ha compromesso, in questi anni, la dignità di molti cittadini: le liste d’attesa”. Insomma, in qualche modo il presidente della regione Lazio si sente l’ispiratore del provvedimento dell’esecutivo. Che cosa avete fatto? “Abbiamo immediatamente dato avvio a una riforma complessiva del Recup. Dal primo gennaio 2024, come prevede il decreto del governo, è l’unico punto di accesso alle prestazioni sanitarie, grazie ad una nuova piattaforma regionale che sta integrando le agende pubbliche con quelle delle strutture private accreditate. Questo permette un’analisi dei fabbisogni, realistica e completa, premessa necessaria per una corretta programmazione. Naturalmente, come per tutte le riforme, ci vorrà tempo per vedere i risultati. I primi dati a nostra disposizione, frutto dell’inserimento nel Recup delle agende del privato accreditato, fotografano una complessiva riduzione delle liste d’attesa per molti esami. La strada è ancora lunga, ma la direzione è quella giusta ed è nel solco di questi provvedimenti varati dal governo Meloni”. Entrando nel merito del provvedimento, cosa cambia con i tetti di spesa con questo decreto, il passaggio dal 10 al 15 per cento non c’era già stato nel 2018? “Con questa misura – risponde il presidente della regione Lazio – si renderà meno stringente il tetto di spesa per l’anno corrente. Ma soprattutto dal 2025 verrà abolito e sostituito con un meccanismo non vincolante ma legato alla programmazione delle aziende sanitarie sulla base di un fabbisogno standard. Si tratta di un provvedimento auspicato da molti colleghi presidenti di regione. Uno dei cardini della riforma sarà il monitoraggio e il controllo da parte di Agenas sul corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste d’attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste. Una misura che, nel Lazio, abbiamo introdotto attraverso il cruscotto unico di monitoraggio che, insieme all’integrazione delle agende dei privati e alla revoca dell’accreditamento per le strutture che non aderiscono consentirà di tenere sotto controllo, in tempo reale le liste, riducendo le attese”. Sulla produttività aggiuntiva, pensa che davvero questa norma possa permettere di garantire più interventi, i medici non possono mica essere costretti agli straordinari, insomma, non è detto che saranno in tanti ad aderire. “Oltre alle liste d’attesa – dice Rocca – le misure varate dal governo affrontano l’altro tema cruciale per il funzionamento del sistema sanitario nazionale: la carenza dei medici. Noi abbiamo varato un piano di assunzioni mai visto negli ultimi vent’anni: quasi 14 mila assunzioni per un investimento di oltre 661 milioni di euro. Passeremo così dai 53 mila medici del 2023 a oltre 62 mila del 2025, anche per far fronte all’importante appuntamento del Giubileo. Abbiamo poi valorizzato le prestazioni aggiuntive degli operatori sanitari, con particolare riguardo al sistema dell’emergenza-urgenza. Abbiamo aumentato fino a mille euro al mese la retribuzione dei medici che operano in pronto soccorso stanziando ben 13 milioni di euro, oltre ad aver previsto – in linea con il decreto – l’erogazione di prestazioni ambulatoriali il sabato e la domenica. Così questo sistema di incentivi può funzionare”.

Intanto il Pd chiede con un disegno di legge a prima firma Elly Schlein chiede di portare la spesa sanitaria al 7,5 per cento del pil. “Penso che su questi temi, come la sanità pubblica, che riguardano la vita delle persone, ci si dovrebbe astenere dalla demagogia. La verità è che nel 2024 il finanziamento al servizio sanitario nazionale toccherà i 134 miliardi di euro, il valore più alto mai raggiunto prima, unitamente ai 500 milioni di euro destinati all’abbattimento delle liste d’attesa. In rapporto al Pil ci attestiamo al 6,88 per cento, conseguendo un risultato importante. Si tratta di un segnale importante da parte del governo, che ha operato un’inversione di tendenza rispetto al passato. Confido che anche nella prossima legge di bilancio il sistema sanitario nazionale sarà ulteriormente valorizzato”.

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