Il custode

La recensione del libro di Ron Rash edito da La nuova frontiera, 256 pp., 19 euro

A circa cinque anni dalla fine del Secondo conflitto mondiale, gli Stati Uniti erano già impegnati nella Guerra di Corea, uno degli snodi fondamentali della Guerra fredda. Se da un lato l’America stava iniziando a calare la sua maschera di paese liberatore in favore di un nuovo tipo di imperialismo, dall’altro, però, essa era ancora quella nazione le cui forze provenivano da realtà culturali e territoriali profondamente legate a un mondo agricolo e rurale, e l’impatto dell’esperienza militare era ancora causa del sovvertimento di molti equilibri sociali al loro interno.

Accade proprio questo nell’ultimo romanzo di Ron Rash, autore americano considerato negli Stati Uniti oramai un classico della letteratura del sud, tradotto in Italia da Tommaso Pincio.

E’ infatti nel 1951 che viene ambientata a Blowing Rock, una piccola comunità del Nord Carolina, la storia di Blackburn Gant, segnato dalla poliomielite che, come aveva visto accadere ad altri coetanei di cui sperava di non seguire la sorte, gli ha indebolito e corroso il corpo, procurandogli derisione e marginalizzazione. Soluzione a queste ingiustizie è stato il suo precoce lavoro a cui si è dedicato alacremente fin da subito: a partire dai 16 anni Gant è diventato il custode del cimitero del piccolo paese.

Nel romanzo tuttavia, il custode (per l’appunto), non è solamente protagonista, ma anche testimone della vera storia che dona struttura al testo. Con un fine meccanismo a cornice, Gant è infatti custode simbolico anche della storia d’amore tra Jacob, il suo unico amico, e Naomi, una giovanissima e bellissima ragazza del Tennessee. I due si sposano contro la volontà dei facoltosi genitori di lui – una famiglia di benefattori, quella di Jacob, che aveva fatto da motore per tutta Blowing Rock negli anni della crisi – ma quando Jacob verrà reclutato per la Corea, tutto, per chi rimane, sarà messo in discussione. Respinti, offesi e con la paura che Jacob non torni dalla guerra, infatti Gant e Naomi saranno vittima di un terribile inganno orchestrato dai sospettati più improbabili.

Il custode è un romanzo riflessivo e crudele, secco e asciutto come i territori che racconta, dove il nerbo delle passioni resta scoperto nel dettare comportamenti e azioni. Con particolare valore alla strutturazione del testo che dona al romanzo un ritmo regolare e deciso, Rash affresca in maniera estremamente precisa il ritratto di un’America rurale e contadina, fatta di pregiudizi, emarginazione e soprusi, di cui è troppo facile essere vittime.

Ron Rash

Il custode


La nuova frontiera, 256 pp., 19 euro

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