Ecofascisti. Estrema destra e ambiente

La recensione del libro di Francesca Santolini edito da Einaudi, 120 pp., 13 euro

Idee verdi tinte di nero, “scippate” alla tradizione progressista, ambientalista, di sinistra. Idee associate al pantheon post hippie che oggi circolano nel profondo web stravolte, riviste e mescolate in un pot-pourri che echeggia a un paradiso terrestre perduto, puro per identità e razza, e che si sedimentano in manifesti, pubblicazioni e discorsi dei partiti di estrema destra, in Europa e in America, e in alcuni casi anche nelle azioni di singoli esaltati e armati, quando non in manifestazioni collettive violente, da Capitol Hill in giù. E’ attorno a questa sotterranea e competizione con la sinistra sui temi verdi, politicamente considerati vincenti e appetibili anche presso l’ala giovanile di alcuni movimenti ultranazionisti europei e in generale nel magma dell’associazionismo white power americano, che Francesca Santolini conduce un’indagine a ritroso, alle radici dell’“ecofascismo”, fenomeno in evoluzione nel mondo terrorizzato di oggi, dove la politica della paura viene considerata arma vincente di fronte alla minaccia di un cambiamento dello stile di vita, che sia per via di una guerra o di un cataclisma climatico. E’ lungo i confini della paura, dunque, e attraverso una rivisitazione della critica al capitalismo e al liberalismo in chiave verde-nera, che filosofi, pensatori e leader politici di estrema destra scoprono oggi una sorta di ecologismo reazionario che affonda in una visione distorta del darwinismo e nel rispetto ossessivo di una madre natura che diventa veicolo per la difesa di un’integrità a chilometro zero, da proteggere contro il “vandalo” invasore. Ed è lungo lo stesso solco che prendono piede strategie preventive (e mascherate) di nazionalismo verde, con il comune denominatore della difesa di identità e razza dal pericolo climatico, visto come minaccia anche demografica rispetto alle orde di invasori che potrebbero consumare le poche risorse a disposizione. Se il negazionismo totale non paga più, l’estrema destra cerca di non cedere terreno sul tema green, declinandolo secondo categorie di purezza esistenziale, alimentare, razziale, con antecedenti nell’armamentario ideologico del nazifascismo “terra e suolo”, passando per alcuni pensatori nordici come Pentti Linkola, ideatore di una sorta ordine sociale olistico, distopia verde con controllo paramilitare, e per le pubblicazioni apparentemente moderate di un paio di case editrici diventate snodo di nostalgie ecologiste puriste. E’ così che il tema ambientale diventa mezzo per ripensare la società secondo logiche autoritarie e xenofobe, e l’ecologismo si fa “fattore normalizzante” delle ideologie di estrema destra.

Francesca Santolini

Ecofascisti. Estrema destra e ambiente


Einaudi, 120 pp., 13 euro

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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