Una targa ricorderà l’hotel delle torture nazifasciste dove oggi c’è Radio Radicale

Nella Roma occupata dai nazisti, una banda di italiani guidata da Pietro Koch aiutava i tedeschi a far parlare gli antifascisti. Nel 1978 quelle stanze diventarono la sede della radio fondata da Marco Pannella e Massimo Bordin

Oggi, alle 15, in Via Principe Amedeo verrà posta una targa davanti all’ingresso di Radio Radicale per ricordare chi in quelle stanze venne torturato e ucciso durante l’occupazione nazista di Roma. La banda guidata da Pietro Koch, tra gennaio e maggio del 1944, requisì i locali della “Pensione oltremare”, dietro stazione Termini, dove trattenne gli antifascisti catturati per interrogarli e torturarli. La Pensione oltremare divenne così nota agli antifascisti che nelle riunioni spesso nominavano l’indirizzo “Via Principe Amedeo, 2” per dare notizia dell’arresto di un compagno. In quelle stanze fu trattenuto e torturato tra gli altri Pilo Albertelli, filosofo antifascista ucciso poi alle Fosse ardeatine.

“Il Partito radicale comprò questa sede nel 1978”, ci racconta la direttrice di Radio Radicale Giovanna Reanda, “l’allora tesoriere in quei giorni scese per strada a prendere un caffè e si fermò a chiacchierare con un fioraio, a cui spiegò la ragione per cui era lì. Si sentì dire ‘bel coraggio a comprare quelle stanze’, e gli fu spiegato perché quei locali fossero tristemente noti a chi ricordava gli anni dell’occupazione. Forse chi morì o fu torturato qui dentro sarebbe contento di sapere che, dove nel 1944 operava chi voleva silenziare le voci diverse, oggi c’è una radio”.

Alla presentazione della targa saranno presenti l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni e i discendenti di Pilo Albertelli e Tomaso Carini, antifascista che fu detenuto e torturato nella Pensione oltremare e che, sopravvissuto, ne raccontò i tragici interrogatori. “Abbiamo deciso di scoprire la targa il 4 giugno, anniversario della Liberazione di Roma dal nazifascismo. Fu una stagione terribile e il ruolo della banda Koch nella repressione di chi combatteva per la Resistenza è purtroppo poco conosciuto. Ed è bene che si ricordi che nell’occupazione nazista della capitale un ruolo importante lo ebbero anche i collaborazionisti italiani. Il nostro paese ha un problema a riconoscere e ricordare che quegli orrori non ci sono semplicemente capitati, ma erano la conseguenza di un regime e di una società profondamente fascista. E’ importante per me dire e non dimenticare che ‘noi di Radio radicale stiamo qui, dove avvenivano queste cose’, è una responsabilità che sento anche io di avere. Pochi giorni dopo essere nominata direttrice è venuto a visitarci il rabbino di Segni, a cui ho raccontato cosa era stato questo luogo. Mentre glielo spiegavo, mi ha interrotto per chiedermi di potersi sedere. Vedere che emozione crea in chi ascolta ricordare quelle violenze mi ha motivato ancora di più a spingere affinchè questa targa vedesse la luce. Dentro la radio saranno d’ora in poi presenti dei pannelli esplicativi che racconteranno la storia di questo posto”.

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