L’università di Palermo sospende gli accordi con Israele (ma non con ayatollah e “martiri” palestinesi)

Il Senato accademico dell’ateneo siciliano taglia i rapporti con lo stato ebraico. Una giornata storica per il movimento “Intifada studentesca”. La condanna del ministro Bernini e i subbugli a Torino

C’è del marcio nelle università occidentali. Alla John Moores University di Liverpool, gli studenti oggi hanno ribattezzato un edificio “Leila Khaled’s Hall”, dal nome della terrorista palestinese famosa per aver dirottato due aerei civili nel 1969 e nel 1973. Alla Humboldt di Berlino, gli studenti hanno occupato l’università e l’hanno ribattezzata “Jabalia”, dal nome del bastione di Hamas a Gaza.

Il saggista della Boston University Richard Landes li paragona a “un piromane che esulta per un incendio boschivo, una peculiare malattia intellettuale occidentale già vista all’opera nel caso del comunismo e dopo l’11 settembre: la fascinazione per l’incendio”.

“Non verranno altresì stipulati nuovi accordi con le università israeliane”. È quanto recita il documento approvato all’unanimità dal Senato accademico dell’Università di Palermo nel giorno in cui l’ayatollah Ali Khamenei ha detto che Israele sarà presto “distrutto”. Una giornata storica per il movimento “Intifada studentesca”. La decisione dell’ateneo arriva a ventisei giorni dall’inizio dell’accampamento nel campus di viale delle Scienze a Palermo: “Abbiamo vinto”, esultano gli studenti delle acampade.

L’Università di Palermo è la prima in Italia a sospendere tutti gli accordi con Israele. Oggi è intervenuto il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, parlando di “scelta sbagliata”. A Gerusalemme Tamir Sheafer, rettore dell’Università Ebraica, al Monde dichiara: “Le minacce di boicottaggio erano latenti dal 7 ottobre 2023. Ma da due settimane è uno tsunami. Attraverso le lettere che riceviamo, non conto più i rapporti accademici sospesi, o addirittura interrotti”.

Salva invece la collaborazione dell’Università di Palermo con la Al Quds University di Ramallah, già nota per aver allestito un albero di Natale decorato con le immagini di “martiri” palestinesi uccisi mentre cercavano di assassinare cittadini israeliani e per un monumento che incoraggia gli studenti a “morire sotto una pioggia di proiettili”. Mohand Halabi, che ha ucciso Nahmia Lavi e Aaron Bennett a coltellate, era uno studente all’università gemella di Abu Dis. “Se a uno dei nostri studenti viene diagnosticata la schizofrenia, non si può concludere che stiamo addestrando gli studenti a diventare schizofrenici”, la risposta dell’università al Quds.

Un esame andrebbe allora fatto agli accademici palermitani. Resta da capire il rapporto dell’università con quelle iraniane. Nel 2015, una delegazione del dipartimento di Scienze umanistiche si è recata e Teheran e Qom su invito dei Ministeri iraniani della Cultura e degli Esteri. Poi viene siglato un accordo di cooperazione con la “al Mustafa International University” con base a Qom, la capitale ideologica degli ayatollah. Nel 2022 il professore Akbar Badiei della Mustafa va a insegnare un modulo sull’islam sciita a Palermo.

Gli accademici di Palermo dovrebbero rispondere a una domanda, visto che si fregiano di lavorare nell’università simbolo della lotta alla mafia: Yahya Sinwar, che oltre a ordinare il 7 ottobre ha ucciso con le proprie mani una dozzina di palestinesi, è più o meno cattivo di Giovanni Brusca? Metodi differenti: non li scioglie le persone nell’acido, ma usare la kefiah per strozzarle o seppellirle vive.

A Torino gli studenti intanto vogliono fare come a Palermo e “discutere della rescissione di tutti gli accordi” tra l’università e Israele. Un gruppo di studenti pro-Palestina si è incatenato davanti al rettorato in via Po. Nelle stesse ore era stato annunciato che, grazie alla spinta dei movimenti studenteschi, il prossimo 13 giugno sarà organizzata a Pisa una riunione congiunta di Senato Accademico e Cda per “esaminare e discutere degli accordi fra l’Università di Pisa e atenei israeliani”.

Intanto, all’Università di Torino, dal 1 aprile fino al 2029, è in vigore un nuovo accordo con l’Università iraniana di Amirkabir, che non è sotto sanzioni occidentali ma dove si fa ricerca nucleare. L’Università di Torino attualmente ha sedici accordi in vigore con le facoltà iraniane, in scadenza dal 2025 al 2029. Al 2024 invece con Israele le università italiane hanno firmato un solo accordo: quello del dipartimento di ingegneria dell’Università di Trento. Nessuno fiata su un numero, 853. Sono le condanne a morte comminate dall’Iran in un anno. Il settanta per cento del numero totale nel mondo. D’altronde, il macellaio di Teheran si è meritato una settimana di lutto alle Nazioni Unite. Khamenei ringrazia.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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